Venerdì 27 settembre 2013, dopo l'incontro al Quirinale fra Enrico Letta e Giorgio Napolitano era già chiara la linea dura, nessun compromesso, nessun ricatto a riguardo della decadenza di Silvio Berlusconi, la stabilità del Governo non si tratta con la questione Giustizia.

Ore 23 circa, si è appena concluso il Consiglio dei Ministri ed è successo quello che era preventivabile, Letta voleva chiarire la sua posizione e dunque quella del Governo rispetto al ricatto sulla questione decadenza Berlusconi che non sarebbe stato accettato, ovviamente dopo l'annuncio delle dimissioni in massa del PDL la risposta non poteva essere diversa: non si prescinde dalla riforma giustizia e il voto del 4 ottobre 2013 favorevole alla decadenza del leader di Forza Italia automaticamente porterà alle effettive dimissioni dei suoi senatori e deputati e di conseguenza alla caduta del Governo Letta.

La prima conseguenza era dunque annunciata, annullato o comunque sospeso il rinvio a gennaio 2014 per l'aumento dell'IVA, per cui salvo altre manovre particolari politiche, a ottobre 2013 l'imposta passerà dal 21 al 22%. Ma non basta, ogni provvedimento economico è stato bloccato, Letta non ha voluto andare oltre e ha praticamente dichiarato la volontà di restare fermo sulle proprie convinzioni appoggiato dal suo PD bloccando qualsiasi decisione a causa della mancata possibilità di proseguire con i lavori del Parlamento in seno alle larghe intese.

Si tenterà un nuovo ma forse inutile chiarimento la prossima settimana, ma adesso sono molto più alte le probabilità di una caduta del Governo, il che vorrebbe dire pagamento a dicembre anche della seconda rata IMU.

Non necessariamente però si andrà al voto anticipato, ci sarebbe anche l'opzione Governo di scopo. La crisi è ufficialmente aperta, Berlusconi contro Letta, non ci sarà un vincitore ma un solo perdente, i cittadini e contribuenti italiani.