Lunedi` 9 settembre 2013, il segretario di stato americano John Kerry, nella sua tappa londinese del tour europeo per convincere gli alleati della necessità di un attacco militare contro Damasco, ha dichiarato apertamente in conferenza stampa congiunta al ministro degli Esteri britannico William Hague: "Se Bashar al Assad non consegnerà alla comunità internazionale le sue armi chimiche, entro la prossima settimana, sarà inevitabilmente guerra".

Kerry ha continuato dicendo che i rischi nel non agire costituiti da una catastrofe umanitaria, sarebbero di gran lunga maggiori di quelli di un intervento militare a cui seguirebbe subito tuttavia, una forte iniziativa politico-diplomatica per la soluzione definitiva della crisi.

Gli Usa secondo quanto da lui dichiarato, sono fortemente convinti di questo attacco: le prove contro Assad sono numerose e molto convincenti come mai si erano viste fino ad ora. Assad avrebbe usato, secondo quanto dicono gli Stati Uniti le armi chimiche in Siria almeno in 11 occasioni.

Secondo Kerry, tuttavia al momento Assad non avrebbe nessuna intenzione di consegnare le armi chimiche. Assad in un intervista alla tv statunitense Cbs si difende affermando intanto che non ci sono prove contro di lui dimostranti uso di armi chimiche a Damasco contro il suo popolo.

I dubbi di molte nazioni, in testa fra tutte la Russia che vorrebbe la conferenza di pace siriana di Ginevra, Regno Unito con il voto contrario del suo Parlamento ma appoggio formale al suo alleato e Ue con Francia in testa attendista di una risoluzione Onu, sono molto preoccupanti nello scenario internazionale che si va delineando.

Su quanto affermano gli Stati Uniti e sulla loro solitaria ed immediata iniziativa di guerra alla Siria, nasce il sospetto che, anche stavolta, si cerca il pretesto ad un conflitto a tutti i costi il quale potrebbe avere esiti e conseguenze catastrofiche a livello mondiale: le ritorsioni dei terroristi sostenitori di Damasco, l'allargamento dell'escalation militare a tutto l'area mediorientale e l'ulteriore aggravamento dei rapporti fra Istraeliani e Palestinesi, sono le conseguenze immediate, ma non le sole.

Il rischio ulteriore sarebbe, secondo molti analisti un nuovo pantano come si sono già rivelati Vietnam e Irak: trascinerebbe dentro prima o poi tutti gli alleati europei, in un momento cosi` delicato dell'economia visto che l'Europa ad un + 0.3%, tornando a crescere, è per ora tecnicamente fuori dalla recessione economica ma potrebbe presto ripiombarci.