Una giornata di scontro aperto, quella di mercoledì, nell'ufficio di presidenza del Senato, a causa del calendario dei lavori della giunta delle elezioni. Salta, infatti, l'accordo sulla data del voto, per via della rottura tra i due opposti schieramenti, democratici contro berlusconiani. Il Pdl chiedeva un allungamento dei tempi fino a due settimane, mentre Pd e M5S auspicavano tempi decisamente più stretti.

In definitiva, l'accordo si è raggiunto oggi, durante la seduta plenaria che ha avuto luogo alle 15, quando la Giunta per l'immunità del Senato ha accolto in maniera unanime la proposta del presidente, Dario Stefano, che suggeriva di votare mercoledì sera sul tema della decadenza da senatore di Silvio Berlusconi.

Il calendario dei lavori della Giunta prevede una prima riunione lunedì dalle 15 alle 20, un'altra martedì dalle 9 alle 14 e infine mercoledì a partire dalle 20:30, cui seguiranno le dichiarazioni di voto e il voto. I tempi non dovrebbero essere troppo lunghi dato che è previsto l'intervento di un solo rappresentante per ogni gruppo, cui verrà concesso un tempo massimo di 10 minuti; inoltre è stato dato incarico al presidente della giunta di dilazionare, per quanto possibile, i vari interventi nelle sedute di lunedì e martedì.

Non si placano, tuttavia, le polemiche fra i vari esponenti politici. Sul fronte del Pd, Matteo Renzi commenta "Ora è arrivata una sentenza definitiva che ha detto che è colpevole.

Berlusconi la ritiene una sentenza ingiusta, altri pensano che sia sacrosanta. Ma in un qualsiasi Paese dove un leader politico viene condannato, la partita è finita. Game over" e poi aggiunge "Sono certo Berlusconi non farà la crisi". Massimo D'Alema dichiara "mi meraviglia il Pdl che per Berlusconi chiede una soluzione politica.

Lasciamola fuori, perché la legge è legge e si deve applicare".

Il segretario del Pd Epifani afferma "In un Paese normale l'applicazione della legge non dovrebbe minare la stabilità del Governo. Qui da noi potrebbe succedere ma vorrebbe anche dire seguire una strada di irresponsabilità". D'altro canto, il vicepremier Angelino Alfano ribadisce "Il caso Berlusconi non è chiuso. Non credo che si dimetterà prima del voto del Senato sulla decadenza, non ci sono motivi" e ancora "In qualunque modo finisca, non si zittirà".