L'immagine del Popolo della Libertà oggi, 16 novembre 2013, è di un san Martino cavaliere - alto sul possente destriero - che taglia un pezzo di mantello e lo offre ad un poverello ignudo e appiedato. Tale cavaliere ha nome Berlusconi e l'ignudo è Alfano. Quanti centimetri di mantello dona?

Su internet, l'elettore Ribot profetizza:"Tra non molto torniamo alle elezioni, così Alfano e i suoi seguaci faranno la fine di Fini oppure gireranno tutte le parrocchie in compagnia dell'esperto Casini".

Con il Cavaliere o con il Governo

Il mantello del PdL, più che tagliato dal colpo di spada del Cavaliere, è stato strappato bruscamente e a sorpresa dall'appiedato al termine di un braccio di ferro in atto da più giorni.

I problemi giudiziari di Berlusconi e la condanna alla sua decadenza nel parlamento hanno finito per riflettersi su una parte del partito mettendolo di fronte alla scelta: o con lui o contro.

Essendo il Pdl al governo con il Pd, con diversi ministri, il pro o contro Berlusconi ha avuto la conseguenza di portare obbligatoriamente alla scelta successiva: o con il governo oppure contro, facendolo cadere (colpevole di non avere buttato un'ancora di salvataggio al senatore).

La pugnalata con il guanto di velluto

Conscio dei carboni ardenti che covavano sotto la cenere, Berlusconi ha giocato la carta del "Via chi non condivide i nostri valori" tramite lettera a tutti, falchi e colombe, come premessa alla resa dei conti nel consiglio nazionale Pdl.

Missiva elegante, alla Pier Capponi che fece sapere a Carlo VIII "Suonate pure le vostre trombe: noi suoneremo le nostre campane".

E le trombe Alfano le ha fatte squillare anticipando i tempi, il giorno della vigilia del consiglio nazionale del Pdl. È sceso sul campo di battaglia tirandosi dietro sessantasei coraggiosi (tanti sarebbero secondo i mass media).

Adesso si vedrà quanto popolo verrà radunato allo stormire a martello delle campane.

Nasce il nuovo centrodestra

Nasce così il "nuovo centrodestra", smembrando ufficialmente il Pdl. Signorilmente, Alfano porge la pugnalata con il guanto di velluto e assicura sentimenti di "amicizia e sostegno a Berlusconi dall'interno del governo", che resta per ora sano e salvo e indenne dalle perturbazioni partitiche.

Berlusconi è lasciato sulla sua barca, al suo destino (il pensiero ai barconi dei profughi sballottati dalle onde è automatico). Il suo regno datato 1994 ha trionfato per un ventennio, proprio come il ventennio mussoliniano di infausta memoria.

Di Mussolini è noto l'epilogo in Piazzale Loreto a Milano nel 1945. Berlusconi è fortunatamente esente da tale parallelismo macabro, ma la curiosità di amici e nemici per il finale della storia è notevole. Qualche storiografo è probabilmente già in trepida attesa (ogni riferimento a Bruno Vespa è puramente casuale) per fare forse anche il parallelismo tra i due "personaggi", cogliendo le similitudini (notorie quelle amatoriali) tra cronaca e storia.

Il presidente del gruppo Pdl a Palazzo Madama, Renato Schifani, appena nota la costituzione del gruppo di ribelli in Senato, "nato da una costola del Pdl", ha dato le dimissioni. Raffaele Fitto, strenuo "falco" del cavaliere, ha bollato la scelta alfaniana come un "atto gravissimo contro Berlusconi, i nostri programmi e i nostri elettori".

Il ministro "colomba" Maurizio Lupi ha indossato per la circostanza la veste di agnello, manifestando "grande dispiacere" per il distacco della costola Pdl: però, continuando a sostenere il governo Letta a fin di bene comune per non mettere in ginocchio il Paese lasciandolo al buio. Il "redivivo" Bossi, amico riconoscente di vecchia data di Silvio ai tempi d'oro di Forza Italia – Lega Nord, ha sentito la necessità di dare una pacca sulle spalle al Cavaliere disarcionato e a mantello diviso: "Non capisco dove va (allusione ovvia) perché i voti li ha Berlusconi".

Un commento opposto su internet, di isva:"Non vi resta che rimanere in sette nani alla ricerca di Biancaneve".