Si fa sempre più acceso il dibattito attorno ad Amnistia e Indulto 2014: chiamata ad intervenire ieri nel corso di un’audizione presso la commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno mafioso, il ministro Annamaria Cancellieri ha sottolineato che sebbene l’Indulto sia una prerogativa del Parlamento ‘di norma i detenuti al 41 bis sono condannati per tipologie di reato da sempre escluse da provvedimenti di clemenza generale ad efficacia retroattiva’.



Tutto giusto, peccato che il dl svuota carceri abbia già fatto uscire di galera due boss, come riportato anche da Il Fatto Quotidiano.





Presto sarà fuori persino Totò Cuffaro, condannato in via definitiva il 22 gennaio 2011 per ‘i ripetuti contatti con Cosa Nostra e per aver stipulato un accordo politico mafioso con il boss Guttadauro’ recita uno stralcio della sentenza; per lui una condanna a sette anni, ma il dl approvato prima di Natale potrebbe fargli un regalo inatteso. Facciamo allora il punto sull’altra faccia di Amnistia e Indulto 2014.

Amnistia e Indulto 2014: Cancellieri dice no alla mafia, ma i boss Nicola Ribisi e Carmelo Vellini sono già fuori, presto li seguirà anche Cuffaro

Ormai da tempo si discute sulla necessità di assoggettare i due provvedimenti di Amnistia e Indulto 2014 a dei paletti che possano consentire di non accomunare tra loro detenuti che abbiano commessi reati minori e quelli invece assoggettati al regime di carcere duro per reati gravi e a stampo mafioso. Ma lo svuota carceri approvato a fine 2013 sta in queste settimane facendo sentire i propri effetti: sono già due i boss usciti di galera, Nicola Ribisi e Carmelo Vellini, che hanno abbandonato il carcere rispettivamente il 13 gennaio 2014 e il 24 dicembre 2013; inchiodato dall’indagine susseguente all’arresto di Bernardo Provenzano e tenuto a scontare una pena di 5 anni e 4 mesi, Ribisi ha fruito della speciale norma che prevede lo sconto di cinque mesi per ogni anno di carcere. Stesso discorso per Vellini, scarcerato già alla vigilia di Natale. Il provvedimento satellite connesso ad Amnistia e Indulto 2014 ha dunque già regalato clamorosi sconti ai mafiosi, e non finisce qui.



A rivedere presto la luce sarà anche il noto Salvatore Cuffaro; lo scorso dicembre gli fu rifiutato l’affidamento in prova ai servizi sociali, ma l’ex governatore spera nello sconto di 75 giorni (invece di 45) ogni 6 mesi, retroattivo fino al 2010, che fatti due calcoli gli regalerà la libertà dopo aver scontato meno di metà della pena.



Ecco allora palesarsi in tutta la sua pericolosità l’altra faccia di Amnistia e Indulto 2014; l’Italia è chiamata a provvedere facendo rientrare l’emergenza carceri entro il mese di maggio, quando una delegazione verrà invitata ad illustrare quanto fatto per invertire il trend. Solo Serbia e Grecia in tutta Europa manifestano problemi più gravi dell’Italia in quanto a sovraffollamento carceri e di certo questo dato deve far riflettere; come ricordato anche dal Primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce, è certamente necessario dar corso ad Amnistia e Indulto per rientrare nei parametri imposti dall’Europa, ma appare per converso socialmente irresponsabile dar corso a provvedimenti di grazia che interessino anche i reati di Mafia. Il ministro Cancellieri lo sa bene, ma spetta al Parlamento porre i dovuti distinguo e far si che uno dei provvedimenti più invocati dalla società civile non diventi un regalo da servirsi su un piatto d’argento a chi da anni alimenta una delle piaghe più profonde del nostro tempo.