Non è ancora iniziato il consueto iter parlamentare e già la legge elettorale fa parecchio discutere: Matteo Renzi, il più fervido promotore, l’ha ribattezzata Italicum, e ne ha blindato la legittimità ad esporla al giudizio del Parlamento dopo la vittoria ottenuta in direzione Pd.



Il nodo più delicato, quello che a conti fatti ha dato il là agli avvenimenti che avrebbero poi portato alle dimissioni di Gianni Cuperlo dalla presidenza del Pd, è rappresentato dalle liste bloccate e dalla mancanza delle preferenze, escluse guarda caso per il secco no opposto da Silvio Berlusconi.

Le dimissioni di Cuperlo hanno riacceso i riflettori su una delle questioni da sempre più delicate per il sistema politico italiano, ovvero sia la scelta della legge elettorale da adottare.

Legge elettorale e dimissioni Cuperlo: ecco come funziona l’Italicum di Matteo Renzi

Premesso che la legge elettorale conosciuta come Italicum non è un parto del solo Renzi ma è frutto dei colloqui avuti con altri partiti, in primis Forza Italia di Silvio Berlusconi, va sottolineato che il sistema elettorale proposto è proporzionale e prevede un calcolo su base nazionale.



Alla distribuzione dei seggi potranno partecipare tutte le formazioni che superino determinate soglie di sbarramento e le votazioni stesse si svolgeranno in circa 120 collegi. In ognuno verranno presentate liste bloccate di 4 o 5 candidati, senza la possibilità per gli elettori di esprimere preferenze.



Qualora il partito o la coalizione più votata dovesse ottenere almeno il 35% dei voti, avrà diritto ad un premio di maggioranza il cui ammontare massimo sarà del 18%; se non si dovesse arrivare alla quota del 35%, sarebbe svolto un secondo turno elettorale in seguito al quale il vincente otterrà un premio di maggioranza idoneo a fargli raggiungere la quota del 53% dei seggi totali.

Legge elettorale e dimissioni Cuperlo: rapporto tra Italicum e Porcellum

L’intervento effettuato da Gianni Cuperlo in direzione Pd una volta conclusa la votazione sulla proposta di legge elettorale di Renzi - intervento che ha di fatto poi portato lo stesso Cuperlo alle dimissioni - è stato incentrato sulla presenza delle liste bloccate, sgradite, e sul rischio di incostituzionalità della legge elettorale stessa, che nello spirito non si discosta poi molto dal Porcellum bocciato dalla Consulta.



L’impossibilità di esprimere delle preferenze non consente infatti ai cittadini di eleggere i propri rappresentati e da per contro carta bianca ai partiti che possono scegliere deliberatamente chi inserire; non sembra allora un caso che sia stato Berlusconi ad opporsi nettamente alle preferenze, dato che un loro inserimento non avrebbe consentito ai partiti stessi di continuare a ‘fare il proprio gioco’ in tranquillità.



A far discutere anche il premio di maggioranza, molto alto, a fronte del basso requisito per avervi diritto al primo turno di votazioni, 35%, cosa che, secondo esperti e costituzionalisti, espone la legge elettorale ad un possibile giudizio di incostituzionalità.



Non nasce certo sotto i migliori auspici la nuova legge elettorale di Renzi, con le dimissioni di Cuperlo ad aver infiammato il dibattito e causato una spaccatura all’interno del Pd; certo la frattura vede coinvolta solo un’ala minoritaria, tra l’altro pesantemente battuta alle primarie, ma adesso che la legge elettorale dovrà passare dall’esame della Camera i rapporti di forza potrebbero rovesciarsi.



M5S e NCD hanno già espresso il proprio disappunto sull’Italicum, e il fatto che il Pd non si presenti compatto alla battaglia non è certo di aiuto per Renzi and co.; oggi la Commissione Affari costituzionali alla Camera valuterà la proposta di legge elettorale e dopo ci saranno a disposizione 48 ore per proporre emendamenti. Si prospetta un'altra prova del nove dunque per il governo Letta, già chiamato in queste ore ad affrontare la spinosa questione della riforma della giustizia.