All'indomani delle dimissioni irrevocabili del Presidente del Consiglio Enrico Letta nelle mani del Capo dello Stato, si pensa che la cosa sia avvenuta alla luce del sole, ma sono in tanti a pensare che questa vicenda abbia avuto un andamento diverso. È da tempo che il Sindaco di Firenze Matteo Renzi aveva messo in moto la rottamazione nei confronti di Letta e le sue critiche lo confermavano, anche se, fino a una settimana fa, andava dicendo di volerlo sostenere nel suo delicato lavoro.

Ma gli slogan lanciati facevano presagire tutt'altro. Eccone alcuni:

  • 29 dicembre 2013, "Enrico è stato portato al governo anni fa da D'Alema, io sono diverso e ho un mandato popolare".
  • 15 gennaio 2014, "Se Letta si logora è perchè governa male, non perchè c'è un nuovo Segretario del PD".
  • 11 febbraio 2014, "La batteria del governo è scarica, dobbiamo decidere se ricaricarla o cambiarla".

E, appena dopo le dimissioni, la pronuncia da parte di Letta di questa frase: "Il mio partito mi ha sfrattato, è tornata la prima Repubblica".

Parole sante, poiché, la relazione che Renzi ha tenuto, è stata votata dal PD con 136 voti favorevoli, 16 contrari e 2 astenuti e ciò sta a significare che l'acqua già bolliva nella pentola e che era tutto previsto da tempo.

Insomma, serpeggiava un certo malumore nel PD, non solo per l'inneficienza del governo, per le cose non fatte e che avrebbe potuto fare, ma anche per le vicende poco edificanti di alcuni Ministri, come la famosa telefonata della Cancellieri a Giulia Ligresti mentre era detenuta poi finita agli arresti domiciliari, o le gaffe del Ministro Saccomanni per i conteggi dell'IMU. Tutte cose che hanno fatto rizzare i capelli non solo a Renzi che ha incominciato a picconare, ma anche ai dirigenti del suo partito di appartenenza.

Conclusione: Letta si è mangiato piano piano la terra sotto i piedi da solo, mentre Renzi che ha la vista lunga, ha incominciato a fare il rottamatore, mentre i dirigenti del suo partito non cercavano altro e ben contenti di dare un cambio alla guida del Paese e questa volta ad impallinare non è uno solo, ma tutto il partito al completo.