La Russia ha congelato i soldi del prestito da 15 miliardi di dollari che aveva promesso all'ex-Presidente ucraino Viktor Ianukovich, ora dopo la sua caduta da capo del Governo, Putin ha deciso che quei soldi non possono più essere resi disponibili al nuovo esecutivo, decisamente più allineato verso ovest e l'Europa occidentale. Per la Russia perdere l'Ucraina non è cosa da poco, ed è comprensibile il nervosismo in atto, per quanto riguarda l'Europa forse questa situazione non la sta valutando come dovrebbe.

In tutto questo è evidente un attacco frontale alla Russia, da parte dell'Europa e gli Stati Uniti, che tutto sommato puntano proprio ad acquisire l'Ucraina come paese più ad est da annettere all'Unione Europea; qualcuno lo chiama espansionismo imperiale, per altri solo un modo di fare soldi e business con un nuovo paese in più, del resto i salvatori economici e sociali si sono già detti disponibili ad aiutare il paese, tra questi oltre all'UE ed USA anche il FMI.

Intanto Putin giusto per far capire che la situazione non gli va a genio e che la perdita del Presidente Viktor Ianukovich, come suo alleato ed allineato a Mosca non sono digeribili, sta muovendo i suoi blindati a Sebastopoli, dove si trova parte della flotta russa del Mar Nero; in questa regione afferente territorialmente alla Repubblica autonoma di Crimea, la gente protesta contro i nuovi governanti filo occidentali, molti si rifiutano di riconoscere le nuove autorità di Kiev, quindi la situazione non è proprio chiara. Nella capitale il caos di questi giorni per entrare nell'area Euro, nelle periferie tutto il contrario e vogliono stare con Mosca.

La situazione è tutt'altro che facile da gestire, la tensione potrebbe salire anche a livelli molto più pericolosi, fino ad arrivare anche ad uno scontro tra UE-US e Russia, giocandosela direttamente sul territorio ucraino, un ritorno alla guerra fredda ma con tutte le nuove tensioni sociali ed economiche che possono far da detonatore a situazioni ben peggiori; non resta che attendere gli sviluppi futuri e che la nazione possa scegliere il loro destino democraticamente, dovrà essere il popolo a decidere con chi stare, senza interferenze occidentali tanto meno russe.