L'abolizione del Senato è probabilmente la riforma più attesa da parte del governo Renzi in questa fase politica, che come molte altre azioni dell'esecutivo sta suscitando più di una polemica. Il disegno di legge costituzionale verrà presentato ufficialmente al termine del consiglio dei ministri di oggi, ma già si sa quali saranno i punti fondamentali del ddl che ha come obiettivo il superamento del bicameralismo perfetto e la possibilità che l'iter delle leggi sia molto più spedito.

Come funziona e cosa cambia, quindi, con l'abolizione del Senato?

Innanzitutto, va detto che Palazzo Madama resterà in funzione, ma con poteri molto ridotti e senza senatori eletti (e pagati) dai cittadini. Infatti i senatori saranno al massimo 150, non riceveranno nessuna forma di retribuzione (se non un gettone di presenza) e saranno selezionati in questo modo: 108 sindaci di capoluogo, 21 presidenti di regione e 21 esponenti della società civile. Potrebbero esserci delle modifiche riguardo questo punto, ma niente di fondamentale visto che la cosa ha già ricevuto l'implicito avvallo del presidente della Repubblica.

Con l'abolizione del Senato, questi 150 senatori non riceveranno lo stipendio, si riuniranno ogni tanto per valutare le leggi che hanno ricadute dal punto di vista regionale e si occuperanno dei rapporti con l'Europa.

Avranno inoltre voce in capitolo per quanto riguarda la legge di stabilità, anche se l'ultima parola spetterà solamente alla Camera. Infine, non potranno votare la fiducia al governo.

L'abolizione del Senato renderà quindi superfluo lo sdoppiamento dell'amministrazione che c'è oggi tra Montecitorio e Palazzo Madama. Nessuno sarà licenziato, ma non verrà sostituito il personale che andrà in pensione fino ad arrivare a un unico organo di gestione per entrambe le Camere.