La Corte di Cassazione ha confermato in via definitiva l'interdizione dai pubblici uffici (come pena accessoria) per un periodo di due anni di Silvio Berlusconi nell'ambito del processo Mediaset. L'ex presidente del Consiglio e leader di Forza Italia era, infatti, già stato condannato con sentenza irrevocabile per frode fiscale alla pena principale di 4 anni di reclusione (dei quali tre coperti da indulto).



Dopo 5 ore di camera di consiglio, i giudici, presieduti da Claudia Squassoni hanno considerato irrilevanti le motivazioni del ricorso presentato dai legali di Silvio Berlusconi e hanno, invece, accolto le richieste del procuratore generale della Corte di Cassazione, Aldo Policastro, che aveva richiesto la conferma dei due anni di interdizione dai pubblici uffici, già inflitti dalla Corte di Appello di Milano che aveva comunque già ridotto la pena comminata in prima istanza che era di cinque anni. La Corte ha inoltre condannato Berlusconi al risarcimento delle spese processuali.



Tra i motivi che hanno reso inammissibile il ricorso sono stati considerati il fatto che l'estinzione del debito tributario non abbia ancora avuto luogo, non è stata richiesta la remissione in termini e non sussisteva l'invocata impossibilità ad adempiere.



Rigettata anche la prescrizione richiesta dai difensori di Silvio Berlusconi che avevano tra l'altro richiesto il trasferimento degli atti alla corte europea di Strasburgo o di ripetere il processo di appello. Si chiude quindi definitivamente dopo tredici anni questa lunga "telenovela" giudiziaria. Silvio Berlusconi per un periodo di due anni non potrà godere del diritto di voto né tantomeno essere eletto.



Appare pertanto surreale l'ipotesi circolata in questi giorni di una sua candidatura a capolista di Forza Italia nelle prossime elezioni europee.