Sveglia alle sette di mattina per Matteo Renzi, ma il primo tweet è alle sei.

Nella trasmissione di Fazio della domenica sera, è lui a parlare, nell'atmosfera rosso infuocata della scenografia. L'intervista, segue quella al regista Sorrentino, appena bagnato dall'oro del bacio alla statuetta di Hollywood.

Un palcoscenico di nomi famosi da spendere per grandi cifre di euro, nel primo punto trattato: la Scuola. Si parla di 10 miliardi di euro per l'edilizia scolastica, con il contributo nella progettazione, dell'archistar Renzo Piano.

"Piaccia o non piaccia , noi la faremo" - dichiara Renzi.

Dopo le polemiche dei giorni scorsi, per il neoeletto dal Parlamento italiano, la scuola è al primo posto.

Pensando di annoiare un pubblico poco incline ai tecnicismi, Renzi preferisce non spiegare nel dettaglio, dove troverà i soldi. Secondo la sua pagella, ci sono, ma sono stati bloccati dai patti di stabilità interni, e spesi male. Si trovano e sono disponibili dai Fondi di Coesione Europei. Così la politica ce lo spiega, ma come dice Renzi, davvero grossolanamente.

Infatti, i Fondi di Coesione, sono istituiti dal regolamento n. 1164/94, del 16 maggio 1994, oggi sostituito dal n. 1300/2013 del 17 dicembre 2013, che prevede il sovvenzionamento delle iniziative di progetti e fasi di progetti indipendenti, nel settore dell'ambiente, delle reti transeuropee di infrastrutture nel settore dei trasporti.

Si tratta di modifiche strutturali in ambito di efficienza energetica. I progetti presentati hanno il vincolo di mantenere la linea dei trattati in materia di politica comunitaria, per questo chiamati fondi di coesione per la sua natura di contribuire alla coesione sociale ed economica della Comunità europea. I beneficiari sono gli Stati membri, firmatari del Trattato di Amsterdam, che hanno un RNL (reddito nazionale lordo) pro-capite inferiore al 90 per cento della media comunitaria, che se non rispettato cessa la sua erogazione.

La cifra complessiva di 66 miliardi di euro (2014-2020) è da ripartire in base alla densità di popolazione, alla situazione socio economica, e dalle infrastrutture presenti. Il vincolo che permette la sua erogazione è sempre il rapporto deficit-pil del 3 per cento (il pareggio di bilancio messo in Costituzione), ottenuto con l'aumento delle tasse, la riduzione della spesa pubblica, il taglio dei finanziamenti alle imprese, e i tagli alle pensioni (vedi legge Fornero, Governo Monti).

Il Fondo di Coesione prevede l'abbassamento del tasso d'interesse del finanziamento agli Stati, solo in caso di beneficio economico per la Comunità europea.

Il quadro 2014-2020 che istituisce la somma per ogni Stato membro da spendere dal Fondo di Coesione è all'interno della Politica di Coesione gestita dai Fondi Strutturali (FESR) e Fondi Sociale Europeo (FSE), che prevede lo stanziamento di risorse di 325 miliardi di euro agli Stati membri, nelle loro regioni e città. Le risorse sono concentrate, nei quattro settori di: innovazione e ricerca, agenda digitale, sostegno alle piccole e medie imprese (PMI) ed economia a bassa emissione di carbonio (Fonte: riforma in 10 punti European Commission - MEMO/13/1011 del 19/11/2013).



Il tetto del 3 per cento, è per l'economia dell'Eurozona, la pietra miliare su cui ruota tutta la politica economica degli Stati membri, che non è affatto la natura benevola o la "fondazione dei nostri padri per il miglioramento della vita della cittadinanza europea", (l'Europa è altra cosa dall'Eurozona), ma una politica espansionistica economica in lotta con le altre potenze, che lo stesso Renzi controfirma, come i suoi predecessori.