Continua incessantemente il dibattito in tema di Amnistia e Indulto 2014: alla fine della scorsa settimana, i Radicali Italiani hanno indirizzato una lettera a tre importanti esponenti UE - Sebastian Kurz, ministro per l'Europa, Integrazione e Affari esteri dell'Austria e presidente del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, Thorbjørn Jagland, Segretario generale del Consiglio d'Europa e Dean Spielmann, presidente della Corte europea dei diritti umani - denunciando per l’ennesima volta la presenza di condizioni di detenzione disumane all’interno delle carceri italiane.





Il movimento, da sempre favorevole ad Amnistia e Indulto 2014, ha sottolineato come non esistano prospettive realistiche circa un’immediata inversione di rotta e rimarcato il numero di detenuti complessivi deceduti da inizio anno, ben 39, con il computo totale ad essere stato tristemente aggiornato in seguito alla recente morte di due detenuti 37enni.



Il dibattito diviene insomma sempre più acceso, ma nonostante un quadro allarmante ed oltremodo preoccupante - la scorsa settimana il Libe ha pubblicato un dossier sulle carceri italiane -, il governo continua a ribadire il suo no ad Amnistia e Indulto 2014, sottolineando come la ratifica dei due provvedimenti vada al momento esclusa.

Amnistia e Indulto 2014, i Radicali si appellano all’UE: il numero di morti sale a 39 da inizio anno



Come accennato in apertura, non si placa il dibattito in tema di Amnistia e Indulto 2014, con i Radicali Italiani - al centro di un’accesa polemica con il ministro Orlando - ad aver firmato una lettera dai toni forti e drammatici: ‘Possiamo affermare senza timore di smentita che in Italia la situazione relativa alla violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea, inerente ai trattamenti inumani e degradanti nelle carceri, non sia materialmente cambiata. A oggi e per il prossimo futuro - prosegue la lettera firmata da Bonino e Pannella e riportata anche dall’agenzia Public Policy - non esistono prospettive realistiche che essa possa modificarsi in alcun modo e sicuramente non entro il termine del 28 maggio 2014 fissato dalla sentenza Torreggiani’.



‘L'Italia deve adottare una prima riforma strutturale: un'amnistia attraverso la quale l'amministrazione della giustizia possa riprendere il suo cammino democratico interrotto da decenni. Prima di tutto per se stessa. Un'amnistia per la Repubblica prima ancora che un'amnistia e indulto per le decine di migliaia di persone che soffrono trattamenti inumani e degradanti nei 205 istituti penitenziari del nostro Paese e per i milioni di cittadini colpiti, sia nel penale che nel civile, da una giustizia irragionevolmente ritardata’.



Toni forti, polemici ed aspri nel pieno stile dei Radicali Italiani, che oltre a fare cenno ai due provvedimenti di clemenza generale costituiti da Amnistia e Indulto 2014 hanno anche tristemente aggiornato il numero di detenuti deceduti da inizio anno: ‘Dobbiamo registrare - si legge ancora nel documento firmato tra gli altri anche dall'ex senatore radicale Marco Perduca - che negli ultimi giorni sono morte nelle carceri italiane altre due persone, ambedue trentasettenni, una nel carcere di Civitavecchia e l'altra in quello di Pagliarelli di Palermo. Salgono così a 39 le persone detenute morte nei primi 4 mesi del 2014, tra queste, ben 11 sono stati i suicidi’.



I detenuti cui fa riferimento il movimento rispondono rispettivamente al nome di Fabio Giannotta e Vito Bonanno, deceduti nei giorni dal 4 all’8 aprile 2014. Giannotta, come sottolineato anche da Radio Carcere, era in stato di grave sotto peso e soffriva di disturbi mentali che lo portavano ad assumere psicofarmaci. L’uomo era anche tossicodipendente e attendeva da tempo il trasferimento in una comunità terapeutica.



Per certi versi più grave la situazione di Vito Bonanno, in attesa di giudizio e dunque presunto non colpevole, deceduto all’età di 37 anni come Giannotta.



Al di là delle tragiche circostanze della loro morte, fa riflettere e non poco il dato relativo ai suicidi, 11 nel solo 2014, una situazione che ben sottolinea il punto al quale si è giunti; nonostante ciò e come si sottolineava pocanzi, il governo ha ribadito il suo no a provvedimenti di clemenza generale quali Amnistia e Indulto 2014, col vice ministro della Giustizia Enrico Costa ad aver escluso, non più tardi di alcuni giorni fa, la possibilità di darvi corso per via della ‘frammentarietà politica’ del momento.