Sempre più tortuoso e pieno di insidie il percorso della riforma del Senato presentata da Renzi.

Appena rientrate le frizioni con Forza Italia, grazie alla telefonata con Silvio Berlusconi, il premier vede aprirsi un nuovo fronte, se possibile ancora più pericoloso, dal momento che viene dal suo stesso partito.

Il democratico Vannino Chiti, ha presentato, con altri 21 senatori, una proposta di Disegno di Legge alternativo a quello del governo, dando così corpo ai malumori della minoranza del partito.

I dubbi sulla riforma di Renzi

La riforma proposta dal governo, frutto del patto del Nazareno, era stata da subito oggetto di critiche da parte di alcuni esponenti del PD, in particolare per quanto riguarda la non eleggibilità del nuovo Senato delle Autonomie.

Dubbi rafforzati dalla presa di posizione del presidente del Senato Piero Grasso e dall'appello dei "professori", con conseguente corollario di polemiche con il ministro Boschi.

Il ddl presentato oggi dai dissidenti democratici, si concentra sul dimezzamento dei parlamentari di Camera e Senato e delle loro indennità, la non eleggibilità degli indagati e il limite di due mandati.

La bozza Chiti ha trovato sponda nel Movimento 5 Stelle, il cui capogruppo al Senato, Vincenzo Santangelo, si è detto possibilista circa la possibilità di appoggiare il ddl della minoranza democratica, dal momento che ricalca, in gran parte, la proposta grillina.

Si prospetta quindi la possibilità di una maggioranza alternativa a quella di governo; un'eventualità che metterebbe a forte rischio la tenuta dell'accordo Renzi-Berlusconi e di tutto il piano riforme.

Il governo cerca di scongiurare il pericolo aprendo alla possibilità di emendamenti migliorativi al testo presentato dal governo, pur mantenendo i punti fermi della riforma Renzi: non eleggibilità dei senatori, nessuna indennità e no al voto su bilancio e fiducia.

L'apertura è condizionata al ritiro della proposta Chiti che i firmatari, tra cui Felice Casson e Corradino Mineo, hanno fermamente respinto al mittente.

Intanto, il Presidente Napolitano ha firmato il ddl governativo, che può ora iniziare il suo percorso verso la definitiva approvazione. Ma la battaglia sembra ancora essere all'inizio, e i suoi effetti potrebbero essere imprevedibili.