Sono davvero drammatici i dati che sono stati resi noti il 17 maggio dall'Ansa in materia di salute all'interno dei penitenziari italiani. Secondo la Simpse, ovvero la Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria, il 60-80% dei detenuti ha contratto una malattia a causa della insufficiente assistenza sanitaria oltre che del sovraffollamento che rende il contagio più rapido.

La malattie infettive contratte sono di vario tipo: si parte dall'Epatite Ccon circa il 32% dei casi, poi Tubercolosi per il 21% chiudendo con l'Hiv al 3,8% e sifilide al 2,3%.Tali cifre sono da considerarsi ancora più drammatiche se si considera che ben il 32% dei detenuti italiani è tossicodipendente, mentre il 27% è soggetto ad un qualsiasi tipo di problema psichiatrico.

Il tema dell'igiene non può quindi essere trascurato se l'Italia vuole risolvere definitivamente il drammatico problema del sovraffollamento delle carceri e delle disumane condizioni di vita dei detenuti. Ricordiamo infatti che, entro il 28 maggio, il Governo dovrà confermare all'Unione Europea come il nostro Paese sia riuscito a rientrare nei parametri imposti da Strasburgo: diversamente dovremo pagare pesanti sanzioni.

Al momento però la realtà sembra essere ancora molto lontana dai dettami imposti dalla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo che ha condannato l'Italia per trattamenti disumani ai detenuti. Certo, qualcosa è stato fatto ma sono molti coloro che ritengono che a pochi giorni dalla fatidica data l'unico modo per evitare le sanzioni sia il ricorso ai provvedimenti di clemenza quali l'amnistia e l'indulto.

Ne sono convinti da sempre i Radicali, ma anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, oltre che ampi gruppi del Parlamento, sia di destra che di sinistra.

La strada da percorrere sembra però ad oggi ancora molto lunga.