Matteo Renzi? Il suo Def (il documento economico finanziario) è "più timido di quelli presentati dai governi precedenti" perché "manca una visione di lungo termine e gli 80 euro sono una misura a uso e consumo soprattutto dell'elettorato del Pd". Beppe Grillo? "Uno sfasciacarrozze che ha preso come bersaglio l'euro per spostare l'attenzione dalla quasi totale mancanza di proposte costruttive". Mentre il centrodestra "è come se non fosse in partita" perché "Berlusconi ha avuto venti anni per realizzare la rivoluzione liberale e non c'è riuscito" e Alfano e Casini "sono destinati a rimanere minoritari".

Ad una settimana esatta dal voto per il rinnovo del Parlamento europeo, Corrado Passera ne ha per tutti. Dalle colonne del Corriere della Sera, l'ex ad di Intesa San Paolo nonché superministro del governo Monti si candida a guidare i moderati. Il 14 giugno prossimo, da Roma, inizierà il processo costituente di Italia Unica, il movimento politico che ha lanciato il 23 febbraio scorso. Sfidare l'ex Cavaliere sul terreno a lui più caro (riunire i moderati sotto lo stesso tetto) non sarà facile. Passera ha però le idee chiare: "Non siamo interessati a improvvisate federazioni di partitini, ma a costruire un movimento politico in grado di presentarsi da protagonista alle prossime scadenze elettorali.

Non lasceremo alla sinistra la rappresentanza del ceto medio produttivo e del terzo settore e la sfideremo sulla lotta alla povertà". Il tutto con un occhio alla rete e al metodo utilizzato dal leader del Movimento 5 Stelle, perché "sul programma siamo pronti ad un confronto del tutto aperto attraverso una consultazione via web".

Nel colloquio domenicale con il quotidiano milanese, inoltre, l'ex titolare di Sviluppo Economico e Trasporti ha bocciato l'Italicum (il sistema di voto nato dall'accordo fra Renzi e Berlusconi) definendolo "antidemocratico e probabilmente anche anticostituzionale". Meglio, invece, "un doppio turno di coalizione con collegi uninominali. Un elettore deve poter scegliere a ragion veduta i suoi rappresentanti. Le alleanze - ha aggiunto Passera, che si è detto favorevole all'abolizione del Senato - si fanno al secondo turno e si può prevedere un rafforzamento del premio di maggioranza per dare più stabilità". Sincero nel dire che "il governo Monti non fece abbastanza", il manager definisce quelli dell'attuale esecutivo "tagli ad effetto". Servono, afferma, "veri costi standard nella sanità" ed "eliminazione degli incentivi regionali a pioggia", senza dimenticare i mancati pagamenti della pubblica amministrazione ("il continuo rimando mi indigna", attacca). Anche perché "potremo rispettare il fiscal compact solo se avremo rimesso in moto la crescita". La sua squadra è "in parte già pronta". Le carte, per ora, restano coperte. Almeno fino alla metà di giugno.