​Il Governo ha posto alla Camera la questione di fiducia sul decreto legge lavoro. Lo ha comunicato all'Assemblea di Montecitorio il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi. È la terza questione di fiducia che il governo pone sul decreto Poletti, già duramente contestato in Parlamento nei giorni scorsi. Il Movimento 5 Stelle aveva chiesto il rinvio del testo in commissione ma la proposta è stata bocciata dall'Assemblea. Il testo è in terza lettura a Montecitorio, ed è stato modificato sia alla Camera in prima lettura che al Senato in seconda.

La fiducia è stata posta sul testo arrivato dal Senato e non ulteriormente modificato in terza lettura.

Il programma per il voto di fiducia

Secondo il programma le dichiarazioni di voto si svolgeranno a partire dalle 17, la prima chiama sarà intorno alle 18.50 circa e il risultato intorno alle 21 con il via libera definitivo al testo.

Il provvedimento prevede l'innalzamento dei contratti a termine a 36 mesi, per un limite massimo di 5 proroghe. L'introduzione per i contratti a tempo determinato del tetto del 20% rispetto all'organico complessivo a tempo indeterminato. Vengono fissate delle sanzioni per i datori di lavoro che non rispettano i limiti stabiliti. Per le aziende con più di 50 dipendenti, viene stabilito che il 20% degli apprendisti debba essere assunto prima di poter accedere a nuovi contratti di formazione.

Opinioni contrastanti

Il ministro del lavoro Giuliano Poletti difendendo il testo ha commentato: "Le commissioni di Camera e Senato hanno fatto un buon lavoro. Il decreto arriva alla conversione sostanzialmente nei termini che il governo aveva presentato e noi siamo convinti sia una buona soluzione. Crediamo che in questo momento sia la giusta risposta ai problemi che abbiamo". Ha poi aggiunto: "La fiducia è l'esito di un'esigenza di arrivare il prima possibile a una conclusione dato che la situazione dal punto di vista del merito era definita".

Di opinione opposta Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, che ironicamente ha detto: "perché Renzi, già che c'è, usando l'articolo 138 della Costituzione, dopo il Senato non elimina anche la Camera, così potra' fare tutti i decreti che vuole?".