Una rivoluzione dolce, sensibile e accessibile a tutti quella del Ministro dell'Istruzione Stefania Giannini. Manda via la riforma Gelmini e ne crea una che da più spazio e libertà agli atenei. Le università possono infatti assumere chi vogliono, vi sarà un'abilitazione scientifica meno complessa e meno soldi alle università che non raggiungono la sufficienza. Insomma una legge per rilanciare il Paese e l'istruzione in genere.

Abilitazioni più trasparenti

"Il sistema dell'abilitazione va trasformato, reso più trasparente. Le regole sono troppo complicate, il marasma normativo ha lasciato spazio all'opacità" afferma il ministro.

Si parla infatti di una precedente mentalità tribale che va innovata e migliorata. L'ammissione dei docenti dovrà dunque avvenire selezionando i docenti che saranno ritenuti idonei alle procedure dell'abilitazione. L'unica tappa che può aprire la strada ai concorsi è dunque l'Asn.

Abolire i concorsi e favorire la chiamata diretta

Una chiamata diretta per dare maggiore autonomia alle università, una chiamata che penalizzerà economicamente quegli atenei che faranno favoritismi e raccomandazioni. Il ministro vuole dunque un'università pulita e che garantisca uno studio sereno e efficiente per tutti gli studenti. Un'equipe formata da persone competenti che possano trasmettere cultura.

Una Biennale per rilanciare il Paese

Ciò che il ministro ha in mente è una "Biennale della ricerca" per rilanciare l'Italia soprattutto nell'ambito di Horizon 2020, il programma di finanziamenti da 80 miliardi di euro. Attori pubblici e privati insieme per dare contributo all'occupazione programmando di investire in ricerca il 3% del Pil per ottenere circa 4 milioni di nuovi posti di lavoro.