Con la conversione in legge del decreto-legge 28 marzo 2014, n. 47 prende forma il Piano Casa del governo. Renzi fa la guerra agli ultimi e incassa il disappunto dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.

"L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) esprime preoccupazione per gli effetti che la recente approvazione del decreto legge cosiddetto "Piano Casa" potrebbe provocare sulla vita di migliaia di rifugiati presenti in Italia. In assenza di residenza non è infatti possibile avere una carta identità e senza questa è difficile avere accesso al lavoro e ai servizi essenziali".

La misura prevede l'impossibilità di eleggere la residenza all'interno di un edificio occupato e il blocco delle utenze. Niente luce, acqua, gas e nemmeno residenza, quindi. L'UNHCR tralascia però di sottolineare come le implicazioni di questa legge riguardino anche migliaia di cittadini di nazionalità italiana e l'ansia per la paura di trovarsi nell'impossibilità di accedere ai servizi essenziali quali sanità, istruzione o anche solo rispetto la possibilità di avere un documento di identità si estendono in fasce della popolazione sempre più larghe.

Fra le misure restrittive previste per chi occupa una casa anche l'esclusione per 5 anni dai bandi di assegnazione per l'edilizia popolare.

Misura che pare però velleitaria data l'inadeguatezza dei bandi stessi a soddisfare le esigenze abitative di settori sociali sempre più ampi.

Nel pieno di un'emergenza abitativa quindi il governo decide di usare il decreto sull'emergenza abitativa per fare guerra agli ultimi piuttosto che per sanare le forti tensioni sociali presenti nel Paese e alleviare la condizione di migliaia di persone in quello che una volta avremmo definito come un vero e proprio scontro di classe.

Come fosse una beffa nel testo di legge vengono recuperate delle misure presenti in altri decreti non convertiti e quindi si arriva ad introdurre nel decreto sull'emergenza abitativa delle misure straordinarie che riguardano Expo2015 che prevedono deroghe sui meccanismi di appalti dei contratti relativi alla fornitura di servizi e alle sponsorizzazioni.

Tutto questo nelle immediatezze dello scandalo legato alla cupola che regnava sulla spartizione degli appalti di Expo2015 e che ha portato all'arresto di nomi noti della politica e degli affari della prima e della seconda Repubblica. Fra le altre misure riguardanti Expo la possibilità di utilizzare fondi derivati dall'edilizia per la manutenzione ordinaria e viene stanziato un contributo di 25 milioni di euro per il Comune a fronte delle spese che deve sostenere per l'organizzazione di Expo.

In un quadro sociale precario e incandescente come quello attuale davvero non si vede la lungimiranza che il governo vanta di avere. Le parole d'ordine per uscire dall'emergenza sociale in cui siamo impantanati dovranno essere molto diverse da quelle espresse con una stretta di vite nei confronti di chi occupa un'abitazione perché il governo dovrebbe sapere, o imparerà presto a sue spese, che se non saprà dove andare e nemmeno dove rifugiarsi allora il disagio verrà a bussare alla porta.