La conseguenza della dichiarazione di incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi sulle droghe è la riapplicazione della precedente norma, con l'applicazione di pene più contenute per chi è coinvolto in reati inerenti uso e spaccio di droghe leggere.

Senza entrare in complesse questioni di diritto, quello che molti non sanno è che l'ingiusta condanna, e quindi la possibilità di vedersi ridotta la pena spesso ottenendo la libertà, o alternativamente essere condotti agli arresti domiciliari oppure essere affidati a lavori di pubblica utilità, non è un procedimento automatico.

Il condannato, ovvero il suo difensore, dovrà richiedere un procedimento di "incidente di esecuzione", unica forma di ricorso valida in questo caso, che costringe il giudice che ha comminato la condanna a riaprire il vecchio fascicolo processuale e rivalutare la pena alla luce della norma tornata vigente.

Sapere che, per dettato costituzionale, vi siano parecchie migliaia di persone sottoposte a misure detentive illegittime provoca lo sdegno di chi già da tempo denuncia una situazione carceraria inumana e degradante, come segnalato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e come confermato dalla sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU) nella famosa sentenza Torregiani che condanna l'Italia per violazione dei diritti umani, e su cui il Consiglio dei Ministri Europei ha deciso una ulteriore vergognosa proroga di un anno per permettere al Paese di uscire dalla ignobile situazione di sovraffollamento.

Pur essendo già passato un anno dalla sentenza, non si è riusciti ad ottenere risultati significativi nonostante le tante misure con soprannomi fantasiosi, come "svuotacarceri" che non hanno prodotto gli effetti immaginati.

Quello che potrebbe accadere nelle prossime ore è un ulteriore blocco della macchina della giustizia penale, già affannato da oltre cinque milioni di procedimenti pendenti, con l'arrivo di migliaia di richieste di "incidente di esecuzione" che andrebbero evase in poche settimane stante la potenziale detenzione ingiusta del condannato.

È per questo che iniziano ad essere proposte, da più parti politiche, semplici leggi di indulto sul tema delle droghe leggere, per permettere di risolvere tempestivamente sia una questione di giustizia, la liberazione di persone detenute ingiustamente, sia per alleviare la macchina della giustizia da inutili e scontati procedimenti penali che si trasformerebbero in orribili operazioni burocratiche.

Per non parlare di chi, meno dotato di mezzi economici o informativi, potrebbe non essere indotto a richiedere il procedimento o a richiederlo nelle forme sbagliate. La discussione di questo indulto specifico potrebbe aprire finalmente un varco per cui il Parlamento provveda a discutere anche di un più generale provvedimento di clemenza, come l'amnistia auspicata da tante parti, Radicali in testa.

C'è da augurarsi che il Governo abbia uno stimolo di coscienza e di intelligenza amministrativa, provvedendo con misure urgenti perché si possa almeno in questa fattispecie arrivare ad un indulto condiviso dall'ampia maggioranza necessaria, senza far attendere a detenuti in modo illegittimo che passi altro tempo.

Riuscendo così a ridurre velocemente il numero complessivo di carcerati, notoriamente superiore ai posti disponibili, proprio adesso che il calore estivo produrrà i soliti disagi infernali, come la riduzione della erogazione d'acqua nelle carceri del mezzogiorno e la diffusione di gravi malattie infettive.