La scadenza tanto temuta del 28 maggio è ormai passata e all'Italia al momento non tocca far altro che attendere l'imminente sentenza dell'Unione Europea che potrebbe condannare il nostro paese al pagamento di pesanti sanzioni. C'era infatti un anno di tempo per rientrare nei parametri imposti dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, che aveva condannato il nostro paese per i trattamenti degradanti e le condizioni di vita disumane delle persone all'interno dei penitenziari. 

In questi dodici mesi qualcosa è sicuramente stato fatto, con un calo del numero dei detenuti di circa 6000 unità ma la situazione sembra essere ancora molto lontana dall'essere risolta, quindi il rischio che l'Italia venga condannata sembra al momento ancora molto alto, sebbene il Ministro della Giustizia Orlando abbia mostrato un cauto ottimismo dopo essersi recato a Strasburgo per chiarire la posizione e il programma del Governo in materia di sovraffollamento carceri.

In una recente intervista, il guardasigilli ha espresso la propria opinione sui provvedimenti di clemenza quali amnistia e indulto, considerati da molti (in primis i Radicali) l'unica via d'uscita per riportare il nostri paese dentro i canoni imposti dall'UE. A suo avviso, dunque, non c'è nulla in contrario all'amnistia e all'indulto ma il parlare troppo di queste due soluzioni rischia di distogliere l'attenzione da idee più concrete. 

Sebbene dunque i principali giornali italiani continuino a tacere sul dramma delle carceri, riportando per lo più solo l'ottimismo del Ministro Orlando, l'Italia oggi 3 o domani 4 giugno conoscerà il proprio destino correndo il concreto rischio di dover pagare circa 100 milioni di euro, che al momento sembrano davvero una cifra inarrivabile per un paese con un bilancio fortemente in rosso.