Un risultato inferiore alle attese

Le elezioni Europee 2014 rappresentano la prima cocente delusione in casa del Movimento 5 Stelle. L'intensa campagna elettorale portata avanti dagli esponenti del movimento, Grillo in testa, ha visto una grande partecipazione popolare con le piazze piene come di solito accade solo per i concerti di musica rock. Eppure, malgrado gli sforzi degli attivisti, le agorà pubbliche e l'instancabile opera di diffusione del verbo pentastellato, il risultato è stato ben al di sotto delle aspettative.

Le riflessioni

Il sindaco di Parma Pizzarotti, dopo un assordante silenzio della coppia Grillo e Casaleggio fondatori del movimento, rompe gli indugi e dichiara apertamente che i tempi sono maturi per una doverosa discussione interna aprendo così un fronte di dibattito sul quale si giocherà il futuro dei pentastellati.

Il sindaco nell'occasione ha riportato alcune frasi che ridiscutono tutta la linea strategica perseguita fin ora che aveva portato questa originalissima formazione politica a conquistare un quarto dell'elettorato italiano. Ma la discussione interna ha assunto contorni ben più ampi. Il punto è che la nuova formazione, che si prepara a sbarcare nel Parlamento Europeo con ben 17 componenti, deve necessariamente assumere una collocazione politica in esso per non essere esclusa dalle decisioni che contano. Il leader Grillo ha più volte fatto intendere la sua preferenza e la sua simpatia per Nigel Farage, rappresentante massimo del movimento UKIP che sostiene l'indipendentismo dall'Europa e l'euroscetticismo.

Ma non tutti, al momento, sembrerebbero condividere la scelta del leader e le posizioni paiono ancora diversificate. La rete potrebbe avere l'ultima parola.

Una nuova strategia politica?

In realtà, quello che è in discussione è la strategia politica del movimento che sinora si è manifestata essenzialmente con un'azione di rottura esercitata nei confronti della classe politica tradizionale attraverso la denuncia della mala gestione, un'opposizione molto dura e una frequentazione assidua delle piazze per informare la gente.

Il tutto condito da alcuni principi cardine come l'onestà dei propri rappresentanti, l'assenza di procedimenti penali a carico di chi si candida, il taglio degli stipendi dei propri parlamentari e l'impossibilità di conseguire più di due mandati elettorali quali esempi concreti della lotta ai privilegi della casta. Evidentemente tutto ciò non è bastato.

L'accesa discussione interna agli attivisti sembra stia prendendo atto della necessità di correggere una strategia che, se agli inizi aveva dato i suoi frutti, ora pare non pagare più.

E' probabile che ci si stia rendendo conto della necessità di proporsi un po' di più in ottica governativa assumendosi maggiori responsabilità di proposta e non limitandosi a denunciare unicamente le cose che non vanno. Gli italiani di certo apprezzano molto l'opera lodevole di chi combatte la cattiva gestione ma hanno anche il problema immediato di dover pagare la rata del mutuo, trovare un lavoro, lottare contro la burocrazia etc. Da questo punto di vista il movimento può e deve fare ancora molto. Un appoggio esterno ad un governo, ad esempio, votando almeno i provvedimenti ritenuti utili per il paese, magari rinunciando a ricoprire incarichi governativi, potrebbe da un lato dare l'immagine di maggiore responsabilità di fronte alle problematiche da risolvere e dall'altro consentirebbe di rispettare uno dei capisaldi del credo grillino: "non sporcarsi le mani col compromesso".