E' possibile che all'interno di un partito che ottiene oltre il quaranta per cento dei consensi alle ultime elezioni politiche possano accadere dei casi come quelli legati a Vannino Chiti e a Corradino Mineo? Sembra impossibile ma è pur vero. Il fatto è che il terremoto che ha investito improvvisamente il Partito Democratico è di quelli ad 'elevata intensità' visto che ben tredici senatori si sono autosospesi dal gruppo Pd proprio in seguito alla sostituzione dei due esponenti di sinistra presso la commissione Affari costituzionali. Cosa sta succedendo?



Governo Renzi, PD e la spaccatura sulla riforma del Senato

E' la riforma del Senato la causa del terremoto che sta investendo il Partito Democratico.

Chiti e Mineo si sono opposti all'idea renziana di nomina dei senatori da parte dei Consigli Regionali e così hanno pagato a caro prezzo la loro 'ribellione'. Del resto, lo stesso presidente del Consiglio, Matteo Renzi, da Pechino, ha ribadito come non possano essere tollerate delle barriere che vengano ad ostacolare i piani del Governo:  "Non molliamo di un centimetro. - ha detto Renzi - Non lasciamo a nessuno il diritto di veto. Conta molto di più il voto degli italiani che il veto di qualche politico che vuole bloccare le riforme.'

C'è chi, invece, ha giudicato l'azione nei confronti dei due senatori PD come un abuso di potere e una limitazione alla democrazia ed ecco quindi arrivare la notizia dell'autosospensione dei tredici senatori:  Casson, Chiti, Corsini, Gadda, Dirindin, Gatti, Lo Giudice, Micheloni, Mineo, Mucchetti, Ricchiuti, Tocci, Turano.

Se da una parte, Corsini, ha espresso la sua fiducia affinchè questa frattura venga ricomposta, dall'altra non mancano le frecciate velenose di Pippo Civati all'indirizzo di Matteo Renzi: "Il premier dalla Cina, rinverdendo la tradizione bulgara ... dice che non accetta veti: benissimo. Il problema è distinguere i veti (che si confondono, come in questo caso, con i propri ricatti: o così o niente) dalla libera espressione di un'opinione in campo costituzionale.'

L'impressione è che siamo di fronte ad una situazione che rispecchia il famoso aforisma garibaldino 'O si fa l'Italia o si muore': chi sta con Matteo Renzi, bene. Chi è contrario, c'è la porta per andarsene.