I Radicali Italiani sono da anni in prima fila in una difficile e silenziosa lotta per cercare di risolvere la grave situazione delle carceri italiane. Pur fuori dal Parlamento e quasi completamente esclusi dagli spazi televisivi, il movimento guidato da Rita Bernardini non si rassegna ad accettare la promozione data all'Italia un mese fa riguardo i progressi svolti in materia di sovraffollamento delle carceri.



In un dossier inviato alla stessa Unione Europea, e che verrà probabilmente discusso a settembre, i Radicali spiegano quanto ancora le condizioni negli istituti di pena italiani siano da considerare per molti aspetti disumane, un dato su tutti: il 60-80% dei detenuti si ammala in carcere, dove le condizioni igieniche sono disastrose.

Proprio per chiedere maggiore attenzione a questa tematica, riproponendo ancora una volta la soluzione dell'amnistia e dell'indulto, il Segretario dei Radicali Italiani Rita Bernardini ha recentemente ripreso un nuovo sciopero della fame. Tra le motivazioni da lei stessa addotte, ve n'è in particolare una destinata sicuramente a far discutere, perché chiede umanità nei confronti di un personaggio a dir poco scomodo: Bernardo Provenzano. Non è questa la sede per ricordare gli innumerevoli delitti commessi dal boss di Cosa Nostra che è stato condannato a tre ergastoli e si trova in carcere dal 2006 (dopo una vita trascorsa in qualità di latitante). Provenzano si trova in regime di carcere duro, il famoso 41/bis, che non permette ai detenuti pericolosi di poter incontrare i propri familiari.

Il difficile caso di Provenzano: le Procure vorrebbero sospendere il 41/bis ma Orlando rifiuta

Provenzano ha oggi 81 anni e, dopo il tentativo di suicidio del 2012, si trova in gravi condizioni di salute, praticamente incapace di intendere e di volere. Le Procure di Firenze, Palermo e Caltanisetta si sono dette favorevoli alla sospensione del 41/bis considerando che il boss si trova da mesi in ospedale e non si rende conto della realtà che lo circonda.

Il Ministro della Giustizia Andrea Orlando si è detto però assolutamente contrario a provvedimenti favorevoli nei confronti di colui che ha seminato morte e delitti, in quanto a suo avviso permane la pericolosità del detenuto.