Cosa sta succedendo alla destra italiana? Non era quella che scendeva in piazza in favore della famiglia, con tanto di Family day in contrapposizione al Gay pride? Non era quella che in oltre 10 anni di Governo (sommando sia quelli da eletti che quelli delle larghe intese) ha sempre chiuso tutto le porte ad ogni legge in favore dei diritti del mondo LGBT? Non era quella che all'opposizione ha sempre osteggiato quei minimi tentativi dei Governi in carica di formulare un minimo riconoscimento a quelle persone?

Anche se in realtà ci si è andati vicino solo col secondo Governo Prodi, che formulò una bozza di Unione civile prima chiamato PACS poi DICO, dietro la spinta di Rifondazione.

Poi non se ne fece più niente poiché l'esecutivo, come noto, durò solo una ventina di mesi.

Beh, proprio quella stessa destra e quegli stessi personaggi ora si promuovono, chi apertamente chi con qualche sforzo, paladini dei diritti dei gay. Avevano spiazzato tutti le parole di Silvio Berlusconi in tal senso: "Quella per i diritti civili degli omosessuali è una battaglia che in un paese davvero moderno e democratico dovrebbe essere un impegno di tutti. Da liberale, ritengo che attraverso un confronto ampio e approfondito si possa raggiungere un traguardo ragionevole di giustizia e di civiltà" aveva detto qualche giorno fa il Cavaliere del lavoro di Arcore. Apriti cielo. In realtà già la sua compagna Francesca Pascale e perfino il giornalista ed ex direttore de Il Giornale, Vittorio Feltri (in tanti ricorderete, peraltro, il caso del "metodo Boffo" di cui lui è stato fautore qualche anno fa), hanno dichiarato di essersi iscritti all'Arcigay per manifestare la loro solidarietà col mondo LGBT.

Bisogna comunque dire che le parole di Silvio Berlusconi hanno anche creato un certo imbarazzo all'interno di Forza Italia, tra i liberali e i cattolici moderati, restii a tali riconoscimenti.

Ma come diceva il compianto Corrado: non finisce qui. Anche Angelino Alfano, fondatore del Nuovo Centrodestra, in un'intervista a La Repubblica ha dichiarato: «Non si tocchi la famiglia naturale, composta da uomo e donna, come recita la Costituzione», ma «non abbiamo difficoltà a ragionare, nell'ambito del codice civile, di un tema che esiste ed è la tutela delle persone che convivono, anche gay».

Come bisogna leggere questo clamoroso cambiamento di rotta? Un tentativo di speculare elettoralmente su un dibattito in corso che ormai ha assunto tinte ridicole se lo si rapporta alla situazione giuridica degli altri Paesi europei? O un sincero ravvedimento nei confronti di certe tematiche?