Il presidente Matteo Renzi ed il suo 'miglior' alleato per le riforme Silvio Berlusconi sembra si siano stufati dei 'rematori contro' e dei 'gufi' del proprio partito. Lo sforzo comune fatto dai due leader sul patto delle riforme per favorire quel cambiamento che tutto il Paese si aspetta merita, a loro avviso, sostegno pieno e lealtà nel voto a favore. Entrambi sono incalzati da Beppe Grillo che, accortosi di essersi emarginato nel gioco decisivo della politica italiana, cerca di sedersi ora al tavolo delle decisioni che contano e si dichiara disponibile a dare un contributo importante.



La goccia che ha fatto trabocare il vaso sono stati, probalbilmente, gli oltre settemila emendamenti che si sono abbattuti come una bomba d'acqua sulla riforma del senato. Molti sono stati presentati da senatori della maggioranza riformista. Così non va assolutamente bene.

Renzi ha parlato ai gruppi parlamentari del partito democratico dicendo, senza giri di parole, "dovete essere leali". I dissidenti insistono sull'elezione diretta dei senatori che non era nei patti e non ha la maggioranza. Ciò crea solo nervosismo e allungamento dei tempi di approvazione del provvedimento.

A rafforzare la sua disposizione il premier ha ricordato il formidabile esito delle elezioni europee che giudica un invito degli italiani al PD a procedere speditamente con le riforme ed eventuali ritardi causerebbero perdita di consenso.



L'ex cavaliere, l'ex presidente del consiglio, Silvio Berlusconi con i suoi malpancisti è stato chiaro e diretto. La riforma Renzi va votata senza se e senza ma. Chi non intende farlo esca subito da Forza Italia e, per rafforzare il pensiero, raggiunga Alfano nel NCD. Basta dunque con le dichiarazioni contrarie. Bisogna allinearsi e marciare nella direzione indicata da Silvio.

Queto è decisionismo prima maniera. Minzolini, Brunetta, Fitto ed altri che si fa? Si annunciano tempi difficili.

I cittadini, al di là delle beghe interne, pretendono dai partiti azioni di cambiamento costituzionale in tempi brevi. Contemporaneamente operazioni che battano la disoccupazione; serve lavoro, abbassare la tassazione, riformare la giustizia e la pubblica amministrazione. C'è tanto da fare e poco da mettersi in mostra. Chi spesso ha mal di pancia lasci la politica o sarà bancarotta. L'Italia non ne può più.