Il Ministro Orlando scende in campo per portare risultati al Governo. Il tema della giustizia è stato al centro dell'attività di riforma dell'esecutivo fin dal suo insediamento; d'altra parte, che ci fosse bisogno di rinnovamento, è cosa risaputa. L'Italia fatica a mantenere il passo nei confronti delle altre nazioni tanto sulle procedure civili quanto su quelle penali. Basti pensare, ad esempio, ai recenti richiami dell'Onu per il mancato rispetto dei diritti umani nei confronti dei detenuti, per non parlare dei ricorsi giunti fin alla corte di giustizia europea.

Il Ministro Orlando incontra in questi giorni i partiti di maggioranza e opposizione

Nel corso dei prossimi giorni il Ministro della Giustizia Andrea Orlando incontrerà i referenti dei principali partiti di maggioranza e opposizione, per discutere ed entrare nel merito delle riforme già approvate e di quelle in via di definizione. Il tutto per arrivare al 29 agosto con le giuste conferme, in modo da poter varare il decreto sblocca Italia contando sulla massima collaborazione possibile del Parlamento. Il pacchetto prevede una serie di misure utili a rendere più efficiente tanto il settore civile quanto quello penale. Si va dallo sblocco dei processi arretrati allo snellimento dei procedimenti penali, oltre che all'introduzione di nuovi reati come il falso in bilancio o l'autoriciclaggio.

Lo svuota carceri conferma i primi risultati, ma secondo molti resta insufficiente

Negli scorsi mesi particolare attenzione è stata data dal Governo al problema del sovraffollamento carcerario. Al momento si attendono ancora i primi dati ufficiali sul provvedimento dello svuota carceri 2014, che potrebbero essere rilasciati in seguito al consiglio dei ministri.

Nonostante le stime parlino di una riduzione della popolazione carceraria intorno al 20%, proseguono da più parti le proteste per un provvedimento di amnistia e indulto più ampio. In questi giorni si è fatto sentire anche il Sappe (Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria), che ha puntato il dito contro la mancanza di risorse e la necessità di aumentare le possibilità di usufruire di pene alternative per i detenuti.

A tale riguardo, Donato Capece (segretario del sindacato - www.sappe.it) ha affermato: "chi sconta la pena in carcere ha un tasso di recidiva del 68,4%, contro il 19% di chi fruisce di misure alternative e addirittura dell'1% di chi è inserito nel circuito produttivo. Il fatto che i detenuti non siano impiegati stabilmente in attività lavorative o comunque utili alla società favorisce l'ozio in carcere e l'acuirsi delle tensioni".