La vigilia di Ferragosto della sua prima estate da premier Matteo Renzi la dedica al sud. Un tour in quattro tappe che è partito da Napoli. Nel capoluogo campano Renzi ha visitato la Kfora di Ponticelli, azienda modello che produce elicotteri, si è poi diretto a Bagnoli alla Città della Scienza, dove è stato accolto dalla contestazione dei manifestanti dell'associazione "La terra dei fuochi". Gruppi di lavoratori in protesta anche fuori le prefetture delle città dove è proseguito il giro del sud di Renzi, approdato a Reggio Calabria, Gela e Termini Imerese.

Promette di tornare ogni tre mesi, a partire da novembre, non per essere l'autorità che viene da fuori, ma il capo del governo che vuole dire basta alla rassegnazione. A chi gli domandava se si devono prevedere misure choc per l'economia, all'indomani del suo incontro con Mario Draghi e con Giorgio Napolitano, il premier ha risposto che saranno confermate tempistiche e modalità stabilite, si andrà avanti con serenità; la crescita non si avvia abbassando i salari e "facendo riforme che dovrebbero essere finalizzate all'abbassamento della qualità della vita con la motivazione che saremmo più competitivi".

Lo spettro della Troika e un cambio di direzione di marcia del governo a detta del premier sono quindi scongiurati.

Inevitabile, il pensiero a questo punto va anche all'articolo 18 e alla proposta di Alfano di eliminarlo, così a proposito risponde il capo del governo: "Sono sempre pronto a scrivere nuove regole sul lavoro, però si fa pensando a cambiare le garanzie non ad eliminarle". Il problema dei problemi resta la crisi economica, è questo il filo conduttore del viaggio meridionale di Renzi, il comune denominatore che affligge tutto il Paese, ma che qui al sud legna più dura: "Non c'è una situazione di crisi dell'Italia rispetto all'Eurozona", e nel mentre arriva il dato sul rallentamento della locomotiva tedesca "Stamattina vedo che la Germania fa - 0,2% del pil…". L'invito resta quello di rimboccarsi le maniche tutti e non lasciare il passo alla rassegnazione di chi scommette sul fallimento Italia, a iniziare dalle classi dirigenti.