Sono iniziati i bombardamenti contro l'Isis in Siria. Nella notte ancora raid aerei su Raqqa e le aree controllate dall'Isis. Il comando centrale delle operazioni americane (Centcom) ha diffuso i video che mostrano i bombardamenti aerei contro l'Isis le postazioni dei ribelli jihadisti in Siria. Ma in queste ore non sono solo gli aerei o le bombe a volare. A volare sono soprattutto i titoli azionari di quelle aziende che producono armamenti ed equipaggiamenti militari. La guerra crea incertezza e instabilità nei mercati finanziari di tutto il mondo, ma se produci armi la guerra è la tua vita.

E così l'indice Dow Jones Us Defense vola a un +19,33% contro un "misero" +3,5% dell'indice Dow Jones Industrial.

Quali aziende ci guadagnano dai bombardamenti all'Isis?

Una delle aziende che ha maggiormente esultato all'annuncio di Obama di voler iniziare una vera e propria guerra contro l'Isis è stata Arotech. Arotech produce batterie al litio e allo zinco di ultima generazione, a lunga durata e ad alta densità energetica. Perfette, quindi, per gli equipaggiamenti militari. Grazie all'Isis il prezzo del titolo dell'azienda è raddoppiato. Al secondo posto nella classifica delle aziende più arricchite grazie alla guerra troviamo Rada Electornic Industries, società israeliana che produce e vende sistemi elettronici per il settore aeronautico.

Grazie alla guerra all'Isis la Rada ha toccato il massimo annuo di 6 dollari ad azione, ha aumentato del 23% i ricavi e ha più che raddoppiato l'utile lordo (+164%) Terzo posto per Mikros System, fornitrice ufficiale del Dipartimento di Difesa Statunitense per quanto riguarda i sistemi elettronici di comunicazione. Mentre al quarto posto troviamo Bulova Tecnologies Machinery con un boom strepitoso di +150% in una settimana.

Bulova produce munizioni per l'esercito americano e la Nato, nel suo mercato, quindi, rientra a pieno anche quanto mosso dalla guerra in Ucraina. un posto di rilievo in questo quadro economico lo trova anche la nostra Finmeccanica che registra un rialzo annuo del 70,42%.

I mercati riflettono e anticipano gli andamenti di mercato, ci si aspetta, quindi, una escalation del conflitto siriano contro l'Isis.

Per la gioia di tutte queste aziende che vedranno aumentare ancora i loro fatturati. La guerra è economia, indici e titoli, insomma. Ma la guerra è soprattutto armi, sangue e morti. Non c'è mercato che tenga di fronte alla vita dei militari e dei reporter che stanno morendo o sono morti in Siria e in Iraq. E la loro vita (per fortuna) non è quotata in borsa. Cosa ne pensate di questa nuova guerra contro l'Islam? E come l'economia influenza le scelte dei capi di Stato, soprattutto quando si parla di guerra?