Sono partiti i primi raid aerei americani in Siria contro l'Isis, lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante. Un video amatoriale caricato su Facebook sulla pagina di Alatareb, mostra i primi bombardamenti aerei americani contro l'Isis vicino alla città Kafr Dariyan. "Posso confermare che forze americane e alleate stanno compiendo azioni militari contro i terroristi dell'Isis in Siria attraverso l'utilizzo di caccia, bombardieri e missili Tomahawk" ha dichiarato l'ammiraglio John Kirby, portavoce del Pentagono. Contro l'Isis sono stati utilizzati i nuovi caccia F-22 Raptor, aerei stealth completamente invisibili ai radar.

Anche decine di droni schierati in questo attaccato, primo atto di una guerra che si preannuncia ad alto contenuto tecnologico. Il comando delle operazioni Usa Centro di Tampa in Florida ha reso noto che con gli Usa collaborano Giordania, Arabia Saudita, Barhein, Emirati Arabi Uniti e Qatar. A sostegno dei raid aerei contro le truppe dell'Isis, inoltre, anche i missili da crociera Tomahawk di svariate navi da guerra americane stanziate in acque internazionali.

I raid "sono diretti a colpire la capacità di comando dell'Isis e quelle di controllo, di rifornimento e di addestramento" secondo fonti del Pentagono. Fondamentale per Obama è anche l'aiuto degli alleati arabi, non tanto per il reale supporto fornito nelle operazioni, quanto per la credibilità della missione.

Per evitare di farla diventare una operazione unilaterale americana contro l'Isis e renderla oggetto di critiche. Critiche, tra l'altro, mosse proprio verso Obama da Mosca, che ha definito l'attacco "un'aggressione armata contraria al diritto internazionale".

Raid aerei Usa contro l'Isis, ma basteranno?

Obama già lo sa.

Nonostante le intenzioni iniziali di non spargere ulteriore sangue americano in Siria, attaccando l'Isis solo tramite raid aerei, non basterà attaccare l'Isis dal cielo. Sarà indispensabile un massiccio attacco con truppe di terra, una vera e propria guerriglia urbana per le strade, nei palazzi e per i vicoli delle città controllate dall'Isis.

E in questo caso la superiorità tecnologica USA servirà fino a un certo punto. Già da tempo gli Stati Uniti hanno preso contatti con i peshmerga, le truppe della regione autonoma del Kurdistan iracheno, con l'esercito iracheno e con le tribù sunnite che decideranno di insorgere contro l'Isis. Sul fronte siriano, invece, gli Usa collaboreranno con le forze del Libero esercito siriano. Tutte queste alleanze portano con loro difficoltà e rischi non sottovalutabili. Dalle probabili richieste, in caso di vittoria, da parte dei curdi di esclusività sull'estrazione e la vendita del petrolio estratto nel Kurdistan iracheno, fino all'ipotesi (estrema) di richiesta di indipendenza. I funzionari del Pentagono, però, a differenza della Casa Bianca, sono ben consapevoli sia della necessità di questi compromessi sia della necessità di inviare sul territorio forze speciali per fornire consigli tattici agli alleati. 

James Clapper, direttore del National Intelligence, l'ente che vigila sul lavoro di tutte le agenzie di intelligence americane, è stato chiaro.

"Abbiamo sottovalutato l'Isis e la sua volontà di combattere. Lo stesso errore che facemmo col Vietnam". La guerra sarà lunga e sanguinosa, quindi. Si passerà dal cielo alla terra, dai raid alla guerriglia. Con la spada di Damocle del terrorismo pendente sulle nostre teste. Cosa ne pensate delle operazioni militari americane? E' il modo giusto di risolvere il conflitto?