Secondo il rapporto dell'organismo anti-tratta del Consiglio europeo, Greta, l'Italia non si è dotata di un piano nazionale efficace contro la lotta alla tratta di schiavi. Secondo il rapporto i dati non possono che essere insufficienti e incompleti a causa di una scarsa attenzione dell'Italia a predisporre strumenti di individuazione delle vittime oggetto di tratta. Greta afferma che il numero di assistiti in Italia dal 2011 al 2013 ammonterebbe a più di 4.500 ma il dato è incompleto perché si concentra quasi esclusivamente sulla tratta di essere umani a scopo di sfruttamento sessuale.

Non ci sono sufficienti informazioni su vittime oggetto di tratta allo scopo dello sfruttamento come lavoratori agricoli, badanti, collaboratori domestici o accattonaggio (spesso minori).L'organo del Consiglio europeo chiede all'Italia di adottare un piano di azione nazionale che definisca obiettivi d'azione concreti nella lotta contro la tratta di esseri umani.

Greta compie un'analisi tutt'altro che gratificante anche riguardo ai tempi e risposte processuali italiane verso la tratta di schiavi. Il dato è quello di sole 14 condanne tra il 2009 e il 2012 a fronte di migliaia di persone fermate e rinviate a processo con l'accusa di tratta di persone, ex artt. 600 e seguenti del c.p. come modificati nel 2003.

La lentezza dei processi e la scarsa collaborazione delle autorità giudiziarie italiane con quelle estere, soprattutto europee, rende spesso macchinosi e inefficaci i processi per tali reati.

Greta nel suo rapporto non si concentra solo sulla lentezza e l'inadeguatezza degli strumenti processuali in merito alle cause per la tratta di persone, ma anche e soprattutto sulle lacune legislative in materia.

Secondo il rapporto dell'organo Ue le fattispecie riguardanti la tratta di persone allo scopo della riduzione in schiavitù o servitù previste dall'ordinamento italiano sono insufficienti a ricomprendere tutte le situazioni fattuali rappresentative di tratta di persone. Il monito dell'organo Ue per l'Italia è pertanto quello di ampliare la normativa in materia e predisporre sistemi processuali che assicurino efficacia delle pene in concreto.