Il Matteo Renzi che parla inglese non è molto diverso da quello che si esprime in italiano con tanto di verace accento toscano. Il presidente del Consiglio, nel video del Council on Foreign Relations (disponibile sull'apposito account YouTube), ha raccontato la visione dell'Italia nello stesso modo in cui la descrive in Patria. L'armamentario è insomma quello solito con l'invocazione del cambiamento e del superamento delle vecchie "ideologie" che per decenni hanno bloccato lo sviluppo. Il tutto condito da qualche battuta che ha strappato sorrisi alla platea e qualche citazione sulla "bellezza" dell'Italia.

Nonostante l'inglese maccheronico (appena appena migliore rispetto al leggendario "Pliz vizit aur cauntri" di rutelliana memoria), Renzi si è mostrato spigliato. Addirittura ha chiesto in diretta come si traduce "siderurgia", confermando di non temere alcuna figuraccia linguistica. E, ammettiamolo, forse questa è una qualità.

I Nemici di Renzi

Su un palcoscenico internazionale, Renzi non poteva perdere l'occasione di attaccare la "vecchia sinistra", aggrappata all'articolo 18. In tempi di riforma del lavoro, l'intervento pubblico con la stampa straniera era un assist troppo ghiotto per essere fallito. Il presidente del Consiglio ha sottolineato che sono addirittura i componenti del suo partito politico a osteggiare il progetto di cambiamento. E quasi li ha sbeffeggiati, perché insistono a difendere vecchi strumenti, come lo Statuto dei lavoratori, risalenti a oltre 40 anni fa, quando «il mondo era diverso». «Poche persone pensano "se difendiamo lo Statuto dei lavoratori" siamo veramente di sinistra», ha scandito. Lo schema delineato è quello ben conosciuto: i sostenitori-innovatori da un lato, i Nemici-Conservatori dall'altro.

Cambiamento all'americana made in Renzi

«L'Italia è uno splendido capolavoro circondato dalla burocrazia». Renzi ha usato una metafora evocativa per chiedere un "cambiamento all'americana" della mentalità italiana. Nel suo discorso ha parlato della mancanza di una cultura imprenditoriale e ha denunciato le critiche rivolte a un leader che sa comunicare. Un riferimento evidente a se stesso.

Così Renzi, inerpicandosi sulla parete di inglese sempre più claudicante, ha fornito una breve lezione sullo storytelling, che in America ha un valore positivo, mentre in Italia quella parola si traduce con "cantastorie", che ha un'accezione negativa. Nell'escalation della sua "lezione" sul parallelo Stati Uniti-Italia ha lanciato un'accusa che, a dirla tutta, ha ricordato Berlusconi: i media si concentrano solo sugli aspetti negativi. Per questo Renzi ha chiesto un cambio di passo, affinché lo storytelling non sia più un "nightmare".