Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dovrà testimoniare al processo in corso a Palermo sulla presunta trattativa tra Stato e mafia. La decisione è stata presa dalla Corte d'Assise di Palermo, presieduta da Alfredo Montalto, accogliendo la richiesta avanzata dai pm del processo in corso nell'aula bunker del carcere dell'Ucciardone a carico alti ufficiali dei carabinieri e politici che, secondo l'accusa, trattarono con boss mafiosi per porre fine agli attentati di Cosa Nostra tra il 1992 e il 1994, quelli in cui furono trucidati Falcone e Borsellino con le rispettive scorte e gli attentati di Roma e Firenze.

I TERMINI DELLA TESTIMONIANZA DEL PRESIDENTE NAPOLITANO

La richiesta di ascoltare come teste il Presidente Napolitano era, in realtà, già stata accolta il 17 ottobre del 2013, ma l'Avvocatura dello Stato e il collegio di difesa dell'ex senatore Marcello Dell'Utri avevano richiesto la rinuncia all'audizione sulla base di una memoria inviata dal Capo dello Stato ai giudici palermitani. Gli stessi giudici hanno oggi stabilito che "deve darsi corso alla testimonianza" che è stata definita "né superflua né irrilevante".

UNA LETTERA MISTERIOSA E UNA RIVELATRICE

Oggetto della testimonianza cui è chiamato Napolitano è la lettera inviatagli dal consulente giuridico del Quirinale, Loris D'Ambriosio, il 18 giugno 2012 nella quale esprimeva il suo timore di essere stato usato come "utile scriba di indicibili accordi" nel periodo a cavallo tra gli anni '80 e '90, quando prestava servizio all'Alto Commissariato Antimafia. Un'altra lettera sulla quale ii giudici di Palermo vorranno chiedere chiarimenti, è quella inviata al Presidente da Vitaliano Esposito, procuratore generale in Cassazione, che riportava a Napolitano le lamentele dell'ex presidente del Senato, Nicola Mancino, in merito all'operato dei giudici del processo sulla trattativa Stato-mafia.

Giorgio Napolitano ha commentato la decisione della Corte d'Assise di Palermo dichiarando di non avere "alcun problema ad essere ascoltato dai giudici palermitani", mentre il pm Nino di Matteo ha espresso la sua soddisfazione nel "vedere ammesse le nostre richieste".

L'audizione del Capo dello Stato sarà soggetta all'articolo 502 del Codice di Procedura Penale che prevede, per il teste che non può comparire in udienza, l'esame a domicilio, in questo caso il Quirinale. Nei prossimi giorni i giudici di Palermo prenderanno contatti con il Quirinale per concordare la data dell'audizione che non sarà pubblica e avverrà alla sola presenza dei giudici e dei legali.