Il polverone che si è sollevato ieri in merito al presunto stanziamento dei fondi per realizzare il Ponte sullo Stretto di Messina è servito a fare chiarezza sulla questione. Ma a quanto pare sta per alzarsi un polverone ancora più grande: quello sulla TAV. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire meglio entrambe le questioni.

Ponte sullo Stretto di Messina addio

A lanciare l'allarme nella giornata di ieri era stato Arturo Scotto, capogruppo alla Camera di Sinistra Ecologia e Libertà, che aveva scoperto nel Def (Documento di Economia e Finanza) uno stanziamento di 1,2 miliardi di euro per la Società Stretto di Messina S.p.A.

Si era subito pensato ad un nuovo stanziamento per la realizzazione del Ponte, ma a seguito dell'interrogazione parlamentare il Ministro delle Infrastrutture Lupi ha chiarito la vicenda. Non si tratterebbe infatti di un nuovo stanziamento ma di un semplice errore di lettura.

La voce infatti compare nella sezione "Revoche e riassegnazioni", in sostanza una specie di storico nel quale si riassumono gli stanziamenti che sono stati revocati, ed infatti quella cifra era stata revocata da Monti un anno fa. Secondo Scotto invece non è così ma la voce si trova tra gli stanziamenti e Lupi avrebbe trovato questo escamotage per salvare le apparenze dopo essere stato scoperto. Qualsiasi sia la verità, la cosa importante è che il Ponte sullo Stretto di Messina non si farà.

TAV sì, TAV no

L'ultima bomba però sembra essere quella della TAV. Stefano Esposito, esponente Pd responsabile del progetto e obiettivo numero uno dei manifestanti no-Tav, tanto da dover vivere sotto scorta per il rischio di attentati, starebbe ripensando all'intero progetto e minaccia di cancellarlo. Cosa può averlo convinto ad un gesto così eclatante?

RFI, una delle società che detiene al 50% la proprietà del progetto, ha recentemente pubblicato un documento dal quale si evince che i lavori per la tratta Torino-Lione all'Italia costeranno ben 7 miliardi di euro anziché i 2,9 già stabiliti da anni. Quando Esposito è venuto a conoscenza della cifra si è subito scandalizzato ed ha chiesto lumi alla Commissione Trasporti del Senato e al Ministro Lupi in persona perché un incremento tale dei costi è davvero esagerato.

Se la TAV davvero costasse agli italiani il triplo di quanto stabilito, lui sarebbe il primo a chiedere la cancellazione del progetto.

Ma sarà davvero così? Nell'attesa che il Ministro Lupi faccia chiarezza sulla questione, la Ltf, la società che si occupa della TAV, è già intervenuta affermando che non c'è alcun incremento dei costi e, vi risparmiamo i tecnicismi ma in sostanza i costi per l'Italia sarebbero addirittura diminuiti. L'ultima parola però spetta al Ministro delle Infrastrutture: vedremo se il PD avrà davvero il coraggio di cancellare quest'opera difesa a spada tratta per tanti anni.