E' stata approvata con 130 voti favorevoli, 20 contrari ed 11 astenuti la relazione sul Jobs Act del Premier Renzi. Mentre D'Alema e Bersani, esponenti del PD, come Fassina, Cuperlo e altri esponenti del partito di cui il Premier è anche segretario, hanno votato contro, la mozione ha avuto una forte approvazione, causando però un'inevitabile divisione all'interno del Partito Democratico. Durante la discussione Renzi ha cercato di aprire alle idee dei sindacati, grazie ai quali è stato approvato il reintegro al posto di lavoro in due circostanze, cioè per motivi disciplinari e per motivi discriminatori, tenendo però a sottolineare che è aperto al confronto, ma non necessariamente al compromesso, ribadendo ancora che il rispetto costituzionale consiste nel garantire per tutti il lavoro e non nel garantire l'esistenza dell'art. 18.

La risposta dei sindacati all'apertura di Renzi

L'apertura al dialogo del Premier ha suscitato ben presto la risposta della Camusso, che ha ribadito le intenzioni del Cgil sempre pronte al dialogo, un'affermazione che è stata poi confermata da un tweet: "Anche Renzi ha capito che il confronto serve".

Anche le altre sigle sindacali non hanno tardato ad esprimere le loro opinioni in merito: la Uil ha affermato che se le tutele sia per i lavoratori sia per coloro che ancora un lavoro non lo hanno non saranno rispettate si è pronti alla mobilitazione generale a partire da assemblee sui luoghi di lavoro, pur giudicando importante il confronto che anche il Premier adesso vuole intraprendere, così come positivo è stata giudicata l'apertura al dialogo dalla Cisl che spera in un un risvolto positivo per i contratti che non danno stabilità al lavoratore, confermando l'intenzione di scendere in piazza il 25 ottobre.

Il punto sulla situazione in Aula

In data 30 settembre è stato il Capogruppo Luigi Zanda ha fare il punto della situazione in Senato tenendo in considerazione le proposte di modifica, in tutto sette, che sono state richieste dalla minoranza, annunciando contestualmente che il 7 ottobre inizieranno le votazioni del decreto di legge delega sulla riforma del lavoro.

Attualmente, secondo quanto annunciato da Renzi la differenza sostanziale rispetto a quello che accade oggi è che non è previsto il reintegro sul posto di lavoro unicamente quando la motivazione del licenziamento è avvenuta per cause economiche, anche senza un reale riscontro.

Tra incertezze e nuove prospettive di dialogo, si prospettano settimane calde per Renzi ed il suo Jobs Act.