Continuano le polemiche sul Jobs Actla riforma del lavoro che dovrebbe rivoluzionare il mercato italiano. La battaglia si gioca su Tfr in busta paga e Artcolo 18.  Una battaglia che è arrivata al punto di mettere a rischio il governo stesso. Renzi, infatti, probabilmente chiederà la fiducia al Senato per il suo esecutivo. "Il Paese ha bisogno di fiducia" ha dichiarato il premier aprendo l'incontro con i rappresentanti dei lavoratori. E il Paese ha proprio bisogno di fiducia. Questo è poco ma sicuro. Ma non di fiducia per il governo, che (al di là di ogni giudizio politico, bisogna ammetterlo) si sta rimboccato le maniche per tentare di far ripartire il Paese.

Bensì di un voto di fiducia per i lavoratori.

Jobs Act, in Italia non si ha voglia di lavorare

Il lavoratore medio italiano non merita la nostra fiducia, la fiducia del Paese e in primis la fiducia del proprio datore di lavoro. E' quanto emerge dallo studio condotto dalla Cgia di Mestre sull'assenteismo "sospetto" dei lavoratori italiani. 6 milioni di lavoratori italiani nel 2012 (ultimo anno in cui i dati sono disponibili) hanno registrato almeno una malattia. E fin qui nulla di strano. Ammalarsi è lecito e non è cosa sospetta. Anzi. Ammalarsi è un diritto. Oltre il 30% dei certificati medici dei lavoratori dipendenti, però, viene presentato il lunedì. E qui il quadro si fa più strano.

Attenzione, non si parla di 5 giorni lavorativi, bensì di 7 in questo caso. E non serve una laurea in matematica per capire che se, su sette giorni, il 30% delle malattie si concentra su un unico giorno, i conti non tornano. Sarà forse perché il lunedì è un brutta giornata? Sarà forse perché il lunedì non si ha voglia di lavorare?

Sarà forse perché il lunedì libero ci allunga il week end? Decidetelo voi. Il dato più significativo, però, è un altro. L'Italia va a due velocità. Al primo posto nella classifica delle regioni più cagionevoli, infatti, troviamo la Calabria con 34,6 giorni di malattia all'anno per lavoratore. Che salgono addirittura a 41,8 nel settore privato.

Un dato abbondantemente sopra la media italiana che si assesta intorno ai 17 giorni lavorativi all'anno persi causa malattia. Nel pubblico, come volevasi dimostrare, ci si ammala più spesso, anche se, però, mediamente si perdono meno giorni di lavoro rispetto al settore privato.

L'Italia va a due velocità, insomma. Tra i lavoratori più inclini alla malattia, infatti, troviamo anche siciliani, campani e pugliesi. Con un numero medio di "giorni a casa" che supera i 18 all'anno. Invece la salute dei lavoratori italiani è migliore al Nordest, dove veneti e trentini stanno a casa appena 15,5 giorni all'anno. Al di là di ogni valutazione maliziosa o malpensante emerge un quadro allarmante. L'Italia come può ripartire se i lavoratori italiani stessi sono i primi a non voler ripartire?

Al di là di ogni discriminazione territoriale, che sarebbe inutile e sbagliato fare, l'unica soluzione appare (ancora un volta) premiare il merito. Un bel voto di fiducia per i lavoratori. In modo da mandare a casa (definitivamente) chi non ha voglia di impegnarsi e premiare (e fra lavorare) chi ha voglia di cambiare il nostro Paese. La crisi deve essere uno stimolo, non uno sconforto. Ormai non abbiamo più nulla da perdere. Almeno proviamo a cambiare le cose fino alla fine. E voi lo istituireste un voto di fiducia nei confronti dei lavoratori? Riuscirà l'Italia a trovare un modo per premiare finalmente i lavoratori meritevoli e penalizzare i perditempo?