La base del Partito Democratico va man mano scomparendo. E' quanto si evince da un articolo pubblicato da Repubblica a firma di Goffredo De Marchis. Le recenti elezioni flop in Emilia e Romagna ne rappresentano un chiaro esempio. Il Partito Democratico aveva raccolto il 41% di consensi alle ultime elezioni europee, in record nella sua storia. La marcia indietro dimostrata dal dato delle regionali in Emilia e Romagna fa discutere.

Il calo di iscrizioni - In un anno sono stati persi 400.000 iscritti con un vertiginoso calo di 100.000 tesserati.

Lo scorso anno erano 539.354, come evidenziato dal quotidiano "La Repubblica". Analizzando il dato regione per regione si viene a scoprire che in qualche caso non è stata sottoscritta nemmeno una tessera. A testimoniare questo stop il risultato di Molise, Basilicata, Sardegna e Sicilia con il clamoroso zero alla casella nuovi tesseramenti.

La Caporetto delle tessere - L'articolo di De Marchis prosegue citando quella che viene definita come una mutazione genetica del Pd. I circoli sono troppo pochi, appena 7200 sul territorio nazionale e solo 89 al di fuori dei confini. La militanza e il senso di appartenenza svaniscono guardando la situazione di Torino: dai 10.000 iscritti del 2013 ai 3000 appena di quest'anno.

Peggio di Venezia dove 3000 persone hanno stracciato la tessera: da 5500 a soli 2500 militanti nel 2014. L'erosione comincia a far sentire i suoi effetti anche nello zoccolo duro dell'Appennino Tosco-Emiliano.

Il motivo del calo - Il calo degli iscritti viene spiegato da "La Repubblica" come un problema di fondo di identità che va scomparendo nel Pd per il cambio di rotta recente, in scia alla crisi dei partiti in genere, calo che potrebbe essere ulteriormente aggravato dal probabile provvedimento circa l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti che decreterebbe la morte totale del senso di militanza. In conclusione fa riferimento a quanto ha percepito nel 2014 ( quasi 13 milioni di euro ) rispetto ai 60 totalizzati tre anni fa.