Se qualcuno volesse definire dirompente l'ingresso di Matteo Renzi certamente non sbaglierebbe. Ogni settore, ogni proposta di cambiamento che il suo esecutivo apporta nella vita politica, economica e istituzionale italiana sta provocando enormi contrasti e infuocate polemiche. Gli studenti delle scuole, i professori, le forze di polizia, i politici dell'opposizione e persino i dissidenti del Pd, il suo stesso partito, hanno già fatto sapere che sono apertamente contro. Adesso è la volta dei giudici che bocciando senza mezzi termini la Riforma della Giustizia voluta dal premier annunciano la mobilitazione di massa e organizzano una assemblea nazionale urgente per domenica 9 novembre 2014.

L'Anm da il suo altolà

Il comitato direttivo centrale dell'Anm, data la Riforma della Giustizia realizzata dal governo Renzi che andrebbe a minare lo status stesso dei magistrati, decide all'unanimità di convocare una assemblea per il 9 novembre 2014. Contestano che si parli a vanvera di una loro presunta efficienza contrapponendo le oltre 2.800.000 cause sul civile e 1.200.000 processi penali svolti in un solo anno. Il presidente dell`Anm, Rodolfo Sabelli risponde in questo modo a chi parla di inefficienza e irresponsabilità dei magistrati. A Renzi probabilmente saranno fischiate le orecchie quando l'argomento è scivolato sulla annosa questione del conflitto di interessi, dell'abolizione del falso in bilancio e delle leggi ad personam che la stessa istituzione dei magistrati richiede a gran voce ormai da anni.

In questo modo l'Anm respinge con fermezza la riforma del settore che li riguarda.

Solo slogan

A rincarare la dose è stato Maurizio Carbone, che della Associazione Nazionale dei Magistrati è il segretario generale. Esprime il convincimento che si vada avanti solo per slogan che impediscono di vedere con chiarezza quanto queste riforme siano parziali, inefficienti, tese solo a garantirsi il plauso di qualche personaggio eccellente di Bruxelles.

Non saranno le timide novità riguardanti il processo penale a ridare ossigeno ad una giustizia penale in palese difficoltà, la sintesi del suo pensiero. Il ministro della Giustizia Orlando sceglie invece il basso profilo, limitandosi a dire che alle polemiche lui preferisce rispondere coi fatti.