La legge di stabilità ha generato diverse speranze, sopratutto dalla parte di Confindustria, che si è detta entusiasta per quelle che saranno le agevolazioni in termini di costo del lavoro, dando a loro dire un nuovo impulso alle assunzioni e all'economia. Diverse le posizioni in primis dei sindacati con la Cgil in testa che lamentano una previsione di crescita praticamente inesistente e nessuna riduzione delle tasse presenti sulle buste paga dei lavoratori, e per ciò che riguarda i dipendenti della pubblica amministrazione viene messa in evidenza la stortura relativa all'ennesimo blocco del rinnovo contrattuale.

I sindacati hanno evidenziato come ciò avvenga dall'anno 2009 e ormai non è più sostenibile dai lavoratori e dalle loro famiglie, vittime di una perdita del potere d'acquisto che li ha praticamente ridotti alle soglie della povertà.

Carlo Padoan, ministro dell'economia ospite del programma di Lucia Annunziata "In mezzora" in onda su Raitre, ha dichiarato che l'Italia ripartirà e che in tre anni sarà capace di creare ottocentomila nuovi posti di lavoro, confermando le dichiarazioni del premier Matteo Renzi ospite a sua volta del programma domenicale di Barbara d'Urso su Canale Cinque. Queste dichiarazioni hanno suscitato parecchia ilarità tra i giornalisti e tra la popolazione, memori della famosa promessa di Silvio Berlusconi che nel suo periodo di premierato promise ben un milione di posti lavoro; Renzi ha sparato numeri leggermente inferiori ma comunque soggetti alle critiche dei più, stanchi di vane promesse e desiderosi di fatti concreti che tardano a materializzarsi.

Arrivano tante critiche anche dalle regioni e dai comuni vittime, come i vari ministeri, di tagli lineari in perfetto stile montiano che ne pregiudicano l'effettiva funzionalità della macchina burocratica e dei servizi che dovrebbero fornire al cittadino; in quest'ottica i vari governatori delle regioni italiane si troveranno costretti ad aumentare i vari addizionali presenti nelle buste paga e le tasse regionali, andando ad impoverire ulteriormente le famiglie italiane stordite da una legge di stabilità ambigua e quindi poco chiara.