Midterm 2014: i sondaggi sulle elezioni di medio termine che si terranno il prossimo 4 novembre fanno tremare Barack Obama. In palio c'è il controllo della Camera (in cui vengono rinnovati tutti e 435 i seggi) e del Senato (che rinnova 33 seggi su 100). Oggi i Repubblicani sono già maggioranza alla Camera; il grande timore dei democratici, e del presidente statunitense, è quindi quello di perdere la maggioranza in Senato, cosa che complicherebbe parecchio gli ultimi anni di presidenza di Obama, che si troverebbe a dover fronteggiare l'ostruzionismo degli esponenti del Grand Old Party.

I sondaggi sulle elezioni di midterm 2014 sono infatti impietosi: la media di tutti i sondaggi americani pubblicata su Real Clear Politics mostra infatti come i repubblicani siano in vantaggio netto: 46,6% contro il 43,2%. Nel giro di due mesi, i repubblicani sono saliti di ben sei punti percentuali. Certo, si tratta di un sondaggio generico, che non tiene conto del meccanismo con cui vengono eletti i singoli deputati e senatori, ma che comunque è sufficiente per spaventare i democratici.

Sempre secondo questi sondaggi sulle elezioni di midterm 2014, se si votasse oggi non solo la Camera resterebbe ai conservatori, ma anche il Senato verrebbe conquistato dai repubblicani, che otterrebbero 53 seggi su 100.

Non c'è molto ottimismo in casa democratica, quindi, tanto più se si considera che due quotidiani autorevoli come il New York Times e il Washington Post considerano la probabilità che i democratici perdano il Senato, rispettivamente, del 62 e del 74%.

Ma perché le previsioni dei sondaggi sono così fosche per i democratici?

La ragione starebbe tutta nella calante fiducia che gli americani ripongono in Barack Obama. L'approvazione nei confronti di Obama è ormai scesa fino al 41,4%. Certo, il voto nelle Midterm 2014 non influenza direttamente la presidenza, ma è opinione comune che la maggior parte degli elettori deciderà chi votare proprio per mandare un messaggio al presidente. Il "fattore Obama", insomma, potrebbe costare molto caro ai democratici.