Quello che era stato anticipato nei mesi scorsi è avvenuto, il Presidente Obama all'indomani delle elezioni del Midterm incassa un duro colpo. Il Congresso, nel suo insieme di Camera e Senato, è nelle mani dei repubblicani. Le speranze dei democratici di limitare i danni sono state demolite allo spoglio dei risultati, i repubblicani hanno la maggioranza, non accadeva dal 2006. Gli stati chiave come North Carolina, Colorado e Iowa sono repubblicani, non sono più una roccaforte democratica. Nell'Illinois l'appoggio palese del Presidente al candidato governatore democratico ha prodotto l'effetto opposto a quello atteso.

I risultati non sono definitivi, mancano l'Alaska e la Louisiana, quasi sicuramente repubblicani, potrebbero portare a 54 su 100 i repubblicani in senato. Dalla Casa Bianca, dove Obama ha seguito l'esito dello spoglio, nessuna dichiarazione anche se sono già in calendario incontri bi-partisan per cercare accordi su argomenti comuni. Il Senatore McConnell (Rep) ha detto "non mi aspetto che il Presidente cambi modo di agire rispetto a prima delle elezioni come del resto non faremo noi ma abbiamo comunque l'obbligo di lavorare insieme sui problemi comuni".

Gli argomenti dove sarà possibile trovare un accordo non sembrano molti ma non per questo meno importanti, la riforma fiscale e la politica commerciale sopra tutti.

Certo rimane indimenticabile lo stallo politico creatosi alla camera tra il 2010 e il 2012, che tenne gli Stati Uniti in uno stato di "default", tale da essere costretti a sospendere alcuni servizi federali da noi europei considerati essenziali. Molti analisti credono che, data la vicinanza delle elezioni presidenziali del 2016, i repubblicani non potranno permettersi il lusso di fare una mera opposizione ostruzionistica.

Il Presidente degli Stati Uniti rappresenta il potere esecutivo, può utilizzare lo strumento dei decreti, così come li conosciamo noi, esclusivamente su alcune politiche, necessita dell'appoggio del Congresso sulla politica estera e militare (se non a scopo difensivo) e su altri importantissimi provvedimenti. Sembra scontato che all'interno del partito democratico dovrà iniziare una ricostruzione, i dati parlano da soli, sconfitti al Congresso dove divengono minoranza, persi i governatori negli Stati chiave e ridimensionati nei numeri nelle camere di rappresentanza dei singoli Stati.