Dopo oltre 50 anni di Guerra Fredda, assistiamo ad un'inaspettata svolta storica con la comparsa dei primi segnali di disgelo nelle relazioni internazionali tra Stati Uniti e Cuba. Alle 18 sono stati in contemporanea i due Capi di Stato, Barack Obama e Raul Castro, ad annunciare la fine delle restrizioni in campo internazionale. Proprio il Presidente degli Stati Uniti ha ufficializzato, con un discorso, la necessità di una revisione completa delle politiche con Cuba per ristabilire piene relazioni diplomatiche. L'accordo raggiunto ha l'obiettivo di: normalizzare i rapporti, ristabilire piene relazioni diplomatiche e favorire la cooperazione economica, commerciale e nei viaggi.

Programmata, persino, l'apertura di un'ambasciata all'Avana.

L'intensificarsi delle trattative

Il discorso di oggi dei due Capi di Stato è stato preceduto da una lunga telefonata di 45 minuti, con un confronto così intenso che non si verificava dal lontano 1961. In realtà si apprende dai media come, in questi ultimi anni, ci sia stato un allentamento reciproco fra Usa e l'Avana in merito a questioni di carattere internazionale. Ufficialmente Raul Castro e Barack Obama, si sono incontrati solo un anno fa in Sud Africa in occasione dei funerali di Nelson Mandela. Le trattative, però sarebbero cominciate molto prima, probabilmente dall'insediamento di Obama alla Casa Bianca. Tuttavia solo nel 2014 ci sarebbe stato un intensificarsi delle trattative soprattutto su pressione dei gruppi politici statunitensi, democratici e conservatori, entrambi animati dalla consapevolezza dell'inutilità delle restrizioni fra i due Paesi.

Insomma, tutti d'accordo dell'inefficacia dell'embargo.

Nel discorso di oggi, il Presidente Obama ha ringraziato il Canada ed, in particolare, il Vaticano, nella persona di Papa Francesco, per il ruolo d'intermediari nei confronti politici. E proprio la Santa Sede avrebbe rappresentato il garante delle trattative tra Usa e Cuba, attraverso l'invio di missive sia ad Obama che a Castro, durante l'estate, facendo esplicito appello ad una ripresa dei rapporti bilaterali tra i due Paesi.

La liberazione del contractor

Il primo, chiaro segnale di disgelo è stata la liberazione del contractor americano Alan Gross da una prigione di Cuba.

Gross è un collaboratore di Usaid (agenzia americana specializzata nell'assistenza ai Paesi in via di sviluppo), arrestato mentre distribuiva del materiale elettronico alla comunità ebraica di Cuba. Quindi, accusato di spionaggio, fu condannato a 15 anni di reclusione. Oggi, dopo 5 anni dal suo arresto, è stato finalmente rilasciato ed è giunto proprio questa mattina sulla base militare statunitense di Andrews.

Di pronta risposta gli Stati Uniti hanno provveduto a liberare tre agenti cubani, facenti parte del gruppo Cuban Five e condannati nel 2001, in un processo controverso, con l'accusa di spionaggio verso gruppi anti-Castro operanti a Miami. Washington ha anche ottenuto la liberazione di uno 007 non statunitense ma operante nella Cia.

Il contenuto dell'accordo

I primi risultati del riavvicinamento prevedono: l'organizzazione di una vera ambasciata statunitense a l'Avana con la possibilità di incontri periodici tra le delegazioni, un allentamento progressivo del divieto ai viaggi, soprattutto per ragioni educative ed attività governative. Resta vietato il turismo, ma americani autorizzati potranno rientrare con merci per un valore non superiore ai 400 dollari, inclusi tabacco, sigari ed alcolici entro i cento dollari.