Nella battaglia politica si è inserito, ormai da tempo, il fatto della successione di Giorgio Napolitano a Presidente della Repubblica. Mentre il PD non attraversa un momento facile, a seguito degli scandali della giunta romana e del suo inevitabile commissariamento, il leader nonché Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha tracciato la sua road map. Il piano è questo: fino al giorno delle dimissioni non dirà una parola a nessuno, dopodiché, due giorni dopo, ci sarà un'assemblea dei grandi elettori dem (deputati, senatori e delegati regionali) per concordare il profilo del futuro capo dello Stato.

A seguito di ciò verrà nominato un comitato del quale non farà parte il premier, ma sarà composto principalmente da Matteo Orfini e Lorenzo Guerini, più ovviamente altri nomi sempre riferiti al partito democratico.

Loro incontreranno gli altri partiti, con la missione di mediare e trovare un accordo che metta insieme i voti necessari. L'obiettivo, infatti, è quello di arrivare all'elezione subito alla prima votazione. Altrimenti, l'alternativa, sarebbe nel caso in cui non si trovasse un nome all'interno del PD, di votare scheda bianca per i primi tre scrutini (i quali prevedono la maggioranza dei due terzi); dalla quarta sarebbe necessaria solamente la maggioranza assoluta e scenderebbe in campo proprio Matteo Renzi.

Le sue parole sono state chiare: "A quel punto il mio sforzo sarà quello di imporre il nostro candidato".

Egli potrà contare su 450 dei 505 voti necessari. Naturalmente affinché questa proposta abbia effetto è auspicabile che questi numeri siano reali, anche ricordando le ultime votazioni con i famosi 101.

Queste dunque le manovre che sono trapelate dalle dichiarazioni del premier.

Sono in molti a scommettere che le dimissioni avverranno verso la fine di gennaio, qualche giorno dopo la fine del semestre europeo. È necessario quindi che la macchina elettiva si accenda, e che le forze politiche tutte, dai democratici, a Forza Italia, passando per il Movimento 5 stelle si uniscano e riescano a trovare un accordo in tempi adeguati.

Molti nomi sono spuntati negli ultimi tempi, ma resta difficile fare una previsione accurata. Di sicuro ogni forza politica vorrà poter dire la sua, senza ascoltare passivamente le intenzioni del partito attualmente al governo. Tra un mese ne sapremo di più, Napolitano è ormai pronto a farsi da parte, e nei palazzi del potere si stanno già scaldando i motori. Speriamo che al di là della rivalità politica si possa trovare velocemente una soluzione: l'Italia ha bisogno di questo.