Papa Francesco, seguendo le orme dei suoi predecessori, ha dato l'inizio alla caduta del più grande muro che separava ancora l'Occidente liberale e quel che restava di un comunismo sbriciolato nel Continente latino-americano.

L'interesse della Santa Sede per le questioni umanitarie a Cuba non sono mai state un mistero, sia Giovanni Paolo II nel 1998 che Benedetto XVI nel 2012 hanno visitato l'isola del centro America ed infine nel corso dell'ultima estate il Santo Padre ha scritto attraverso due lettere separate al presidente Cubano Raul Castro, fratello del più noto Fidel Castro, e al Presidente degli Stati Uniti Barack Obama invitandoli a risolvere le questioni umanitarie, tra le quali la situazione di alcuni detenuti, per avviare un dialogo costruttivo tra le parti.

Papa Bergoglio, ha espresso ,attraverso il suo portavoce Federico Lombardi, un vivo compiacimento per la decisione dei due governi, Statunitense e Cubano, di stabilire relazioni diplomatiche dopo i fatti del 1961. Il tutto è stato propiziato dagli incontri svoltisi in Canada e nella Santa Sede tra le delegazioni dei due stati che hanno permesso la liberazione da parte di Cuba di Alan Gross e di tre agenti dei servizi segreti cubani che erano rinchiusi negli Stati Uniti d'America.

Entrambi i capi di stato non hanno dimenticato, nei propri discorsi, di elogiare il lavoro svolto da Papa Francesco ed i mediatori della Santa Sede, con a capo il segretario di stato vaticano Pietro Parolin che attraverso gli incontri con il segretario americano John Kerry ha svolto un ruolo fondamentale per portare al disgelo delle comunicazioni tra le due nazioni.

Il portavoce Federico Lombardi ha comunicato inoltre che la Santa Sede assicurerà il suo appoggio a tutte le iniziative che le due Nazioni andranno ad intraprendere per favorire il miglioramento del benessere della popolazione, che sia il momento giusto per la chiusura del carcere di massima sicurezza di Guantanamo, situato proprio nella base americana navale di Cuba.