Tsipras ha trionfato alle elezioni in Grecia. Ma non ha ottenuto la maggioranza assoluta. Del resto la scelta di partiti era talmente vasta che la cosa non stupisce affatto. "Mai come adesso l'elettorato greco ha avuto così tanti partiti tra cui scegliere", si legge in un editoriale sul sito del quotidiano Kathimerini. Una bella prova per la Grecia, perché mai come questa volta era importante scegliere bene. Perché questa volta in gioco non c'era solo la sorte di un singolo paese. Ma anche e soprattutto gli equilibri economici e politici europei.

E, come pronosticavano i sondaggi per le elezioni Grecia 2015, Syriza ha ottenuto il 36,34% dei voti e 149 seggi. Secondo posto invece per Nea Demokratia, sotto la guida del premier uscente Samaras. E poi ci sono loro, gli Alba Dorata. Con 17 seggi il partito neonazista si è aggiudicato un sorprendente terzo posto a queste elezioni, nonostante i suoi dirigenti siano quasi tutti in carcere o ai domiciliari.

Grande vittoria per Tsipras, che ora ha l'occasione giusta per "riportare la democrazia in Grecia". Con un focus particolare verso chi ha meno, ma senza dimenticare chi ha il compito di rilanciare davvero l'occupazione. Le sue origini benestanti, ne fanno infatti un caso particolare.

Una figura in grado di conciliare gli interessi del popolo con le esigenze della classe imprenditoriale. Se da un lato Tsipras parla infatti di una ridistribuzione più equa del carico fiscale, nel suo programma c'è anche la creazione di una banca pubblica che conceda aiuti ai piccoli imprenditori.

Tsipras trionfa. E si teme per gli equilibri europei

La vittoria di Tsipras è stata un successo per molti elettori greci.

Lo stesso non si può dire per l'Europa. Cresce infatti la preoccupazione per le sorti della Grecia e degli equilibri economici europei. A sentire il leader radicale non ci sarebbe il pericolo di un'uscita della Grecia dall'Eurozona. Quel che è certo però, è che Tsipras non ha intenzione di portare avanti un regime di austerity come quello del suo predecessore.

Pur confermando l'intenzione di "collaborare con gli amici europei per far tornare l'Europa nella stabilità e nella crescita", Tsipras vuole ridare speranza al popolo greco. Un popolo messo a dura prova da povertà e disoccupazione. E che certamente non vede di buon occhio le rigide condizioni imposte dall'Europa per la restituzione degli aiuti economici ricevuti. Una restituzione che Tsipras ha tutte le intenzioni di rinegoziare a vantaggio, lui dice, di entrambe le parti.

"I greci hanno mostrato la strada del cambiamento all'Europa, una nuova Europa basata sulla solidarietà". Bellissime parole quelle di Tsipras, certo. Ma forse più utopia che vere e proprie linee programmatiche. Perché se da un lato non è giusto che siano i cittadini a pagare per la situazione economica precaria della Grecia, è anche vero che la crisi c'è e va affrontata.

Con le maniche rimboccate e i piedi per terra.

"È nell'interesse del governo greco fare le riforme necessarie per risolvere i suoi problemi strutturali" afferma Weidmann, il presidente della Bundesbank. La Grecia deve fare la sua parte, insomma. Certo, magari non per mezzo di un'austerity ancora più rigida. Ma dei sacrifici sono e saranno comunque necessari. Ma Tsipras sarà davvero disposto al compromesso con l'Europa? E che cosa accadrebbe se la Grecia non rispettasse gli impegni presi?