Dice sì ad amnistia e indulto ma non alla grazia chiesta per lui dalla madre. L'ex governatore della Sicilia Totò Cuffaro non chiede "carità" ma un "provvedimento di giustizia" non solo per lui ma per tutti i detenuti che si trovano nella sua condizione. Quindi non un provvedimento di clemenza individuale come la grazia, ma misure di clemenza generale come indulto e amnistia già "sollecitati" dall'ex senatore dell'Udc nei mesi scorsi con l'iscrizione "mediatizzata" al Partito Radicale di Marco Pannella che anche nel 2015 sta proseguendo la sua battaglia contro il sovraffollamento carceri.

"Pur comprendendo il suo stato d'animo e la sua sofferenza per la mia assenza ed essendole grato per i continui gesti d'amore sono costretto a disobbedirle per manifestare il mio dissenso verso tale richiesta". Così l'ex presidente della Regione siciliana Totò Cuffaro ha commentato dal carcere di Rebibbia di Roma la richiesta di grazia inviata per chiedere la sua liberazione al presidente della Repubblica dalla madre del politico condannato a 7 anni e detenuto per favoreggiamento aggravato alla mafia e rivelazione di segreto d'ufficio nell'ambito del processo scaturito dall'inchiesta sulle "Talpe alla Dda di Palermo" che svelò un giro di professionisti, investigatori, politici infiltrati nelle istituzioni e al servizio di boss di ogni livello fino super capo Bernardo Provenzano.

La notizia della domanda di grazia per Cuffaro al Capo dello Stato era stata anticipata ieri da Il Fatto Quotidiano e poi rilanciata dalle più importanti agenzie di stampa. Ma a presentare la richiesta di grazia non era stato l'ex senatore Udc come era stato detto, ma dall'anziana madre addirittura "il 27 febbraio 2014", quindi quando era ancora in carica il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, come ha poi spiegato lo stesso ex governatore siciliano.

"La richiesta di grazia per Salvatore Cuffaro - ha precisato l'avvocato Maria Brucale, legale dell'ex senatore - è stata presentata dalla madre dell'ex presidente della Regione siciliana un anno fa. La signora, in un momento di sconforto - ha sottolineato l'avvocato all'Ansa - dopo la decisione del tribunale di sorveglianza di Roma di negare al figlio l'affidamento ai servizi sociali, ha deciso di rivolgersi al presidente della Repubblica".

''Non accetterei alcuna concessione di grazia - ha proseguito Cuffaro secondo quanto riporta l'Ansa - non accetterei alcuna carità. Da uomo di fede ho grande rispetto per la carità che rappresenta - ha sottolineato l'ex leader siciliano dell'Udc, cattolico praticante - uno dei più grandi sentimenti carismatici religiosi. Ma nelle condizioni in cui mi trovo chiedo solo - ha aggiunto Cuffaro da Rebibbia, dove sconta la pesante pena per favoreggiamento alla mafia - che mi vengano riconosciuti i miei diritti di detenuto e non la carità. Potrei accettare e auspico invece - ha concluso l'ex senatore facendo chiaro riferimento a misure di amnistia e indulto 2015 già auspicate recentemente con l'iscrizione al Partito radicale - un provvedimento di giustizia rivolto a tutti coloro che si trovano nelle mie medesime condizioni".

C'è da dire che in caso di approvazione di amnistia e indulto, che comunque non sembra imminente, potrebbe non essere estesa ai reati per cui è stato condannato Cuffaro, come il favoreggiamento alla mafia, condizione che già gli avrebbe negato la possibilità di beneficiare del decreti svuota carceri del Governo Letta prima e del Governo Renzi poi.