Un'ora di colloquio al Quirinale con il premier Matteo Renzi, preceduta dall'incontro con il ministro per le riforme Maria Elena Boschi. Comincia così quello che dovrebbe essere, dopo nove anni, l'ultimo lunedì di Giorgio Napolitano da presidente della Repubblica. Secondo le ultime indiscrezioni, riportate da più organi di stampa, il capo dello Stato è pronto a rassegnare le dimissioni già nella giornata di mercoledì 14 gennaio, ventiquattr'ore dopo il discorso di chiusura del semestre di presidenza europea a guida italiana che Renzi terrà a Bruxelles.

A sostegno di queste voci gli incontri di congedo con i corazzieri e i dipendenti del Quirinale, già fissati per la mattinata di domani.

Dimissioni Napolitano, la procedure per eleggere il nuovo presidente della Repubblica

Una volta ricevute le dimissioni di Napolitano, la presidente della Camera Laura Boldrini - come previsto dall'articolo 85 della Costituzione- è tenuta a convocare il parlamento in seduta comune: deputati, senatori e delegati regionali si riuniranno dopo quindici giorni (verosimilmente il 29 gennaio) per dare il via alle operazioni di voto. Contemporaneamente, il presidente del Senato Piero Grasso assumerà il ruolo di supplente e guiderà il Colle fino all'elezione del successore di Napolitano.

Saranno 1008 i grandi elettori impegnati nella scelta del nuovo capo dello Stato. I gruppi più rappresentati sono il Partito Democratico (446 votanti), Forza Italia (143) e Movimento 5 Stelle (136). Per far sì che un candidato venga eletto nel corso dei primi tre scrutini, questo deve raggiungere la maggioranza qualificata dei 2/3 dei votanti, un'impresa riuscita -in tempi moderni- solo a Francesco Cossiga nel 1985 e Carlo Azeglio Ciampi nel 1999.

Dal quarto scrutinio in poi il quorum si abbassa e, per essere eletti presidente, è sufficiente la maggioranza assoluta.

Dimissioni Napolitano, scatta il "Toto Quirinale"

Come da tradizione, in vista della scelta del nuovo presidente della Repubblica, fioccano le indiscrezioni e i pronostici su chi occuperà la più alta carica istituzionale per i prossimi sette anni.

Secondo i bookmakers internazionali, in prima fila troviamo Romano Prodi (già vicino all'elezione nel 2013, dopo la fine del primo mandato di Napolitano, ma affossato dagli ormai celebri 101 franchi tiratori del suo stesso Pd) e Stefano Rodotà, vecchio pallino del Movimento 5 Stelle.

Attenzione ai sempre presenti -quando si tratta di Toto Quirinale- Emma Bonino, Massimo D'Alema e Giuliano Amato. Nelle ultime ore, però, sembrano salire le quotazioni per Walter Veltroni, Piero Fassino, Anna Finocchiaro, Sergio Mattarella e Pierluigi Castagnetti, nomi Pd che potrebbero trovare anche l'approvazione di Silvio Berlusconi.