Dalla manifestazione romana anti-Renzi del 28 febbraio a quella sulla sicurezza di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale targata "Difendiamoci", il 7 marzo a Venezia, piazzale Stazione Santa Lucia, ore 14:30. Temi diversi ma complementari, che pescano da un clima forte di malessere sociale e di dissenso verso il governo centrale. Il primo evento voluto dalla Lega e da Salvini che vuole espandere la sua sfera di influenza dalla "Padania" cavalcando lo scontento e tentando la carta dell'essere l'unico leader forte per il centrodestra.

Dall'altra Fratelli d'Italia che, in piena indipendenza e separatamente, vuole rappresentare e farsi garante del bisogno di sicurezza chiesto dalla gente, pur avendo partecipato alla manifestazione di piazza del Popolo ma con Giorgia Meloni solo come ospite per dare forza al fronte che vuole Matteo Renzi fuori da Palazzo Chigi. Fra le due formazioni politiche non è possibile avere maggiori punti di contatto, a cominciare da un elemento fondamentale che li divide, la permanenza nello statuto della Lega di quel capitolo che parla di secessione: inaccettabile per il partito capeggiato dalla Meloni.

A Venezia il 7 marzo la manifestazione sarà tutta di Fratelli d'Italia come a voler ricambiare la visita di Salvini a "Roma ladrona" (detto alla leghista). Il capoluogo veneto è stato scelto perché a poca distanza, in un centro in provincia di Vicenza, Ponte di Nanto, si è svolta tutta la vicenda che ha visto al suo centro Graziano Stacchio, il benzinaio che rischia di essere processato per aver sparato e purtroppo ucciso un rapinatore Rom armato di kalashnikov. Graziano ha salvato la vita a una commessa di una gioielleria e la sua stessa vita: il malvivente e la sua banda gli avevano sparato contro in risposta al suo primo colpo in aria.

Alla manifestazione del 7 si parlerà molto di difesa dal disastro economico odierno che vede proprio nel Veneto uno dei punti di maggior crollo del tessuto imprenditoriale, le piccole e medie aziende chiuse o avviate alla cessazione dell'attività, i suicidi dei titolari per l'irreparabile disastro finanziario in cui sono caduti. Emblematico quanto pronunciato lo scorso 28 febbraio da Giorgia Meloni: "La battaglia oggi, come direbbe Marine Le Pen, è fra i diritti dei popoli e gli interessi dei pochi. In palio c'è la nostra libertà e la nostra sopravvivenza. Ci hanno attaccato nel 2011 con la speculazione finanziaria per rimuovere l'ultimo governo scelto dagli italiani sostituendolo con un governo fantoccio che facesse gli interessi delle oligarchie europee".

E ancora, "Non abbiamo neanche scomodato la troika. Noi la troika ce la siamo fatta in casa, Monti, Letta e Renzi. E i risultati li conosciamo, la disoccupazione è lievitata, il debito pubblico è lievitato, il prodotto interno lordo è crollato. L'Italia è al baratro ma Renzi se ne frega perché l'unica cosa che gli interessa è ripagare con piacere quei poteri che lo hanno piazzato a palazzo Chigi senza che fosse votato da nessuno".

Il resto dell'intervento della Meloni sta alla base della manifestazione di quel "Difendiamoci" anche dalla burocrazia micidiale, dall'inesistente abbassamento delle tasse perché "dare quegli 80 euro ad alcuni, ma aumentare le tasse di 160 euro a tutti, non è diminuirle ma truffare la gente". E ancora, difendersi da un fisco sempre più affamato, da un'immigrazione incontrollata e dal terrore sempre più concreto del fondamentalismo islamico dell'Isis ormai affacciato sulle coste più a Sud dell'Italia.