All'alba del 16 marzo le perquisizioni disposte dalla procura di Firenze hanno dato il via alla vicenda appalti Grandi opere, tra i coinvolti c'è anche il ministro Lupi che in modo piccato ha preso tempo per valutare sulle eventuali dimissioni. Intanto l'Ncd tramite Alfano e Quagliariello, sostiene il ministro, ma la Cei si dissocia.

La cronaca dei fatti

Maurizio Lupi è sempre più al centro degli aggiornamenti politici sullo scandalo Grandi opere, dopo che sono stati iscritti nel registro degli indagati ben 51 individui. Proprio con uno di questi, l'imprenditore Stefano Perotti avrebbe secondo gli inquirenti assunto il figlio neolaureato del ministro, stipendiando il ragazzo con 2000 euro lordi al mese.

I colleghi di partito che hanno sentito telefonicamente Lupi, affermano che egli si sente al centro di una manovra volta contro la sua persona non essendoci alcun elemento contro di lui. In serata peraltro è anche arrivato pieno sostegno da parte dei maggiori vertici del partito, Alfano in primis.

Ciò che i pm contestano è il presunto scambio di favori tra il ministro Lupi e l'imprenditore Perotti che pare abbia regalato a Luca Lupi (figlio del ministro) in occasione della laurea un rolex dal valore di oltre 10000 euro. L'ingegner Perotti infatti era a capo della maggior parte dei cantieri delle Grandi opere specialmente riguardo la Salerno-Reggio Calabria. Tutto da confermare con le indagini perché ad oggi Lupi non risulta indagato.

Per le dimissioni decisivi gli sviluppi nelle prossime ore.

La Cei prende una posizione severa

La Conferenza episcopale italiana prende una posizione di assoluto distacco rispetto alle vicende che imperversano la vita politica di questi giorni. Il cardinale Angelo Bagnasco ha fatto sapere che: "Il popolo degli onesti deve assolutamente reagire senza deprimersi", chi agisce in maniera corretta deve continuare a svolgere il proprio lavoro, ma protestando contro questo modo di fare che sembra quello adoperato nei regimi. Il cardinale ha inoltre aggiunto che chi è responsabile della cosa pubblica non deve far deprimere la gente, favorendo la democrazia.