In Finlandia, solo per fare un esempio, l'intervento per modificare l'intero impianto scolastico è durato quasi 20 anni. In altri paesi europei ci è voluto poco meno tempo, ma sempre oltre un decennio. La riforma della scuola, in Italia, è un tema così complesso da non potersi ridurre ad un decreto legge, un decreto d'urgenza da preparare e scrivere in pochi mesi (o giorni). Per fortuna il governo Renzi ha scongiurato questa ipotesi, optando per un disegno di legge. Riformare un sistema scolastico è un'operazione complessa.

Ecco perché il dietrofront dell'esecutivo non deve essere visto come una sconfitta per il sistema-scuola, ma come un punto di partenza per una riforma che a differenza delle precedenti riveda con serietà gli impianti complessivi della Scuola, la meritocrazia degli insegnanti, i concorsi per le assunzioni.

Perché ci sia un reale cambiamento nel mondo della scuola, c'è bisogno di tornare a progettare. E la riforma della "Buona scuola" del governo Renzi lo fa. Ma servono i tempi giusti, lunghi, di una riforma fatta bene. Forse ci vorranno anche anni per raggiungere gli obiettivi preposti dall'impianto della riforma, ma saranno quelli necessari affinché si possa avere davvero quella buona scuola.

E poi c'è il tema fondi. Un dettaglio non secondario per una legge di questo tipo. Come il governo pensa di finanziare la riforma della scuola? Un decreto sarebbe stato sbagliato anche per questo motivo. I soldi per cambiare la scuola in Italia non si trovano in un paio di giorni. Il premier ha assicurato che ci sono (subito un miliardo di euro a disposizione).

Ma ci vuole studio, analisi, serve capire dove e come reperire i fondi. Un'idea, in questo senso, sarebbe quella di inserire la nuova progettazione per la scuola nel piano Juncker per gli investimenti strategici. Così avrebbe la doppia funzione di ottenere fondi e lancerebbe un forte segnale all'Europa di un piano tutto italiano per rilanciare la crescita economica.