Era atteso come lo scontro tra i titani. Ma in realtà il dibattito televisivo tra i sette maggiori partiti non ha esaltato la sfida tra Ed Miliband e l'attuale premier conservatore David Cameron. bensì per l'apporto di Nicola Sturgeon, la più discussa (e in modo positivo) secondo l'analisi de tweet dei telespettatori durante il dibattito. Cameron, che ha preferito un approccio soft e distensivo, è stato definito dai conservatori come "l'uomo invisibile" e si è limitato ad una lasciato spazio alla leader del partito indipendentista scozzese Nicola Sturgeon, che potrebbe risultare la sua vera "alleata" per la vittoria alle  elezioni del prossimo 7 maggio. 

Cameron: o me o aumentano le tasse

L'attuale inquilino di Downing street si è limitato a difendere il suo operato, e ad evidenziare i demeriti dei suoi precedessori. "Se Ed vincerà le elezioni tenete a mente la parola zero. Perchè sarà il numero dei posti di lavoro che si avranno". Insomma Miliband come Gordon Brown che con i "laburisti in passato hanno distrutto l'economia" inglese. Cameron ha concluso dicendo che se qualcuno dei suoi avversari vincessero le elezioni, ci sarebbe un aumento della tasse.

Miliband: sanità distrutta

Miliband, che secondo gli esperti d'Oltremanica è l'unico in grado di poter minacciare la rielezione di Cameron a premier, ha forse perso l'occasione di strappare consensi, ma secondo alcuni sondaggi il suo indice di gradimento rimane alto. Il suo intervento più significativo è stato contro Cameron, reo di aver "distrutto la sanità inglese". La sua apparizione televisiva secondo gli esperti è da considerarsi positiva.

L'ascesa della Sturgeon

Il leader della sinistra inglese dovrà però guardarsi le spalle dall'esuberante Nicola Sturgeon, che con la sua promessa di diminuire la tassazione delle famiglie che lavorano, e di diminuire l'inequità del dibattito intergenerazionale nel Regno Unito, rischia di togliere voti preziosi per la vittoria dei laburisti.

La giustizia sociale: meglio altrove

Il tema della giustizia sociale si sta facendo largo nell'opinione pubblica inglese. Secondo un recente studio intitolato "La giustizia sociale nell'Unione Europea. Una comparazione cross-nazionale" condotto dalla Sgi, nonostante la Gran Bretagna  non brilla per equità sociale seppur sia considerata dagli economisti la più solida congiuntura economica europea con una crescita del 2,4 percento de Pil solo nel 2014. Secondo lo studio la Gran Bretagna è appena in linea con la media europea per quanto riguarda la prevenzione della povertà, l'equità dell'istruzione, l'accesso al mercato del lavoro, la coesione e la non discriminazione sociale, la salute e la giustizia intergenerazionale.

La Gran Bretagna è tredicesima in questa speciale classifica, davanti solo a Portogallo (20), Spagna (21), Italia (23) e il fanalino di coda Grecia (28) e dietro a Svezia (1), Finlandia (2) e Danimarca (3), Germania (7) e Francia (13). Non certo in linea con la crescita economica del paese. 

Le preferenze degli inglesi

Chi più di tutti riuscirà ad intercettare questa contraddizione, con ogni probabilità, riuscirà a staccare il biglietto vincente per l'elezione a premier.

Secondo un recente sondaggio di Yougov l'indice di gradimento alla vigilia del dibattito era favorevole ai conservatori (36 percento), seguiti dai laburisti (34 percento), la destra xenofoba di Ukip (13 percento) e i liberal democratici di Nick Clegg (8 percento). Seguono gli altri partiti (5 percento). Secondo alcuni analisti, chi vincerà potrebbe aver bisogno del supporto di almeno due partiti. Uno di questi potrebbe essere quello scozzese.